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giovedì 6 Novembre 2025

Cà di Sotto: Rilancio delle infrastrutture idrauliche storiche, un modello di resilienza.

Il rilancio delle infrastrutture idrauliche storiche di Cà di Sotto, nel cuore dell’Appennino Bolognese, rappresenta una vittoria cruciale nella gestione del rischio idrogeologico e un esempio virtuoso di ingegneria adattiva.

La frana che colpì l’area nel 1994 non solo modificò radicalmente il paesaggio, generando un invaso artificiale a monte, ma compromise anche un sistema di condotte sotterranee, originariamente progettato per mitigare il rischio di esondazioni e gestire i flussi d’acqua in eccesso.
Dopo circa tre decenni di inattività, e a seguito della ripresa della movimentazione franosa nell’autunno scorso, la Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Settore sicurezza territoriale e Protezione civile – distretto Reno, ha intrapreso un’opera complessa e articolata volta a ripristinare la continuità idraulica del torrente Sambro e a garantire la sicurezza dell’intera area.

L’intervento, supportato da un investimento superiore ai 3 milioni di euro, non si limita alla semplice riattivazione delle condotte originarie, ma integra un approccio più ampio di stabilizzazione del versante appenninico, affrontando le cause profonde dell’instabilità del territorio.
La ripresa delle attività delle condotte storiche, con la conseguente capacità di defluire l’acqua in eccesso, si è rivelata provvidenziale in seguito alle recenti intense precipitazioni che hanno interessato il bacino idrografico.

La “prova sul campo” ha confermato l’efficacia del progetto, non solo nel suo esito immediato, ma anche nella sua capacità di anticipare e gestire scenari di rischio meteorologico estremo, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.
Questo successo sottolinea l’importanza di una visione strategica che integri la memoria storica delle infrastrutture con le più moderne tecniche ingegneristiche.
La capacità di “recuperare” e riadattare soluzioni progettuali consolidate trent’anni fa, anziché optare per approcci radicalmente nuovi, dimostra una maturità nella gestione del territorio e un profondo rispetto per il patrimonio costruito.

Il caso di Cà di Sotto si configura quindi come un modello di resilienza, che coniuga la tutela ambientale, la sicurezza delle comunità e l’innovazione tecnologica, offrendo spunti preziosi per la gestione del rischio idrogeologico in altre aree dell’Appennino e non solo.
Il progetto testimonia, inoltre, la necessità di investire costantemente nella manutenzione e nel monitoraggio delle infrastrutture esistenti, al fine di preservarne la funzionalità e la capacità di rispondere alle sfide poste dai cambiamenti ambientali.

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