Il sistema attuale di progressione di carriera per il personale maresciallato, brigadieri e appuntati dei Carabinieri, lungi dall’essere un motore di incentivazione e riconoscimento del valore professionale, si configura come una fonte primaria di frustrazione e dissenso, erodendo la coesione e l’efficacia operativa dell’Arma. È con profonda preoccupazione che il Nuovo Sindacato Carabinieri (Nsc) Emilia-Romagna ha indirizzato una missiva congiunta al Ministro della Difesa e al Comando Generale, proponendo una revisione strutturale volta a ristabilire un principio fondamentale: l’equità.La problematica non risiede semplicemente nella possibilità, pur se anomala, che un collega più giovane superi in ordine di anzianità un pari grado. Il nodo cruciale è la percezione diffusa di un sistema che, nelle sue attuali formulazioni, favorisce logiche opache e criteri di valutazione spesso percepiti come arbitrari. Questo genera un clima di incertezza e demotivazione, in cui l’impegno e la dedizione, elementi cardine della cultura militare, rischiano di essere sminuiti.La proposta del Nsc non si limita a un’aggiustamento marginale, ma mira a una rielaborazione dei fondamenti stessi dei processi di selezione per l’assegnazione dei gradi di maresciallo maggiore, brigadiere capo con qualifica speciale (Qs) e appuntato scelto Qs. L’intervento proposto si concentra sulla necessità di rivedere articoli specifici del Codice dell’Ordinamento Militare e del Testo Unico delle disposizioni regolamentari, introducendo una maggiore ponderazione dell’esperienza, della competenza e dei risultati concreti conseguiti.Il sindacato sottolinea come l’attuale sistema, in alcune sue componenti, sembri perpetuare retaggi concettuali superati, potenzialmente originari di un’epoca in cui la meritocrazia non era un valore pienamente riconosciuto. Questi “fossili” organizzativi, se non rimossi, alimentano divisioni, generano risentimento e compromettono la capacità dell’Arma di attrarre e trattenere i migliori talenti.L’obiettivo primario non è semplicemente quello di “correggere” una procedura, ma di instaurare una cultura della trasparenza e del riconoscimento del merito. Un sistema equo e meritocratico non solo motiva il personale, incentivandolo a raggiungere risultati sempre più elevati, ma rafforza anche la fiducia nell’istituzione e nella leadership, elementi imprescindibili per la salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblica. L’iniziativa si pone, inoltre, come risposta concreta alla necessità di prevenire discriminazioni, non solo formali ma anche sostanziali, nell’applicazione dei criteri di valutazione e nel trattamento del personale. L’introduzione di un meccanismo di revisione interna, garantito da una commissione indipendente e competente, potrebbe assicurare che qualsiasi rallentamento nella progressione di carriera sia debitamente giustificato da motivate ragioni professionali, escludendo qualsiasi forma di favoritismo o pregiudizio. Il futuro dell’Arma dei Carabinieri, e la sua capacità di rispondere efficacemente alle sfide del nostro tempo, dipendono in larga misura dalla capacità di costruire un sistema di avanzamento di carriera che sia percepito come giusto, trasparente e ispiratore.
Carabinieri: Sistema di Carriera, Cresce il Discontento e la Richiesta di Riforma
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