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giovedì 23 Ottobre 2025

Caro Estinto: Scandalo in Emilia-Romagna, Sanzioni e Condanne

La vicenda del “caro estinto” nell’Emilia-Romagna, un caso che ha gettato un’ombra sulla gestione dei servizi funebri e sulla trasparenza delle pratiche relative alla fine della vita, si è concretizzata in un complesso iter giudiziario che ha coinvolto decine di persone fisiche e giuridiche.

Al centro della questione, pratiche commerciali considerate abusive e una potenziale distorsione del mercato dei servizi funebri nelle province di Ravenna, Lugo, Faenza, Imola, Cotignola e Alfonsine.

La Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna ha emesso una sentenza significativa a carico di sei infermieri operanti nelle camere mortuarie di Lugo e Faenza, ritenendoli responsabili di un danno da disservizio per un ammontare complessivo di 13.695 euro.
L’accusa principale riguardava la percezione indebita di compensi e l’utilizzo improprio di risorse ospedaliere – in particolare materiali destinati all’uso clinico – per la preparazione e la vestizione delle salme, un’attività che violava le direttive aziendali e comprometteva l’integrità del servizio pubblico.

La Procura regionale aveva inizialmente richiesto un risarcimento di 20.000 euro in solido, evidenziando un potenziale arricchimento illecito da parte degli imputati.

Nonostante la richiesta di accesso al rito abbreviato da parte della maggior parte degli infermieri, al fine di mitigare le ripercussioni economiche, la Sezione ha negato tale beneficio, aderendo al parere negativo espresso dalla Procura.

Questa decisione si è basata sulla constatazione di elementi che suggerivano la presenza di un dolo, ovvero l’intenzione deliberata di ottenere un vantaggio economico attraverso comportamenti illegali, escludendo così la possibilità di accedere a una procedura più favorevole.

Parallelamente, il Tribunale di Ravenna ha portato a termine la fase processuale penale relativa al caso più ampio del “caro estinto”.

Il procedimento ha visto coinvolti 51 imputati, tra persone fisiche e giuridiche, e si è concluso con un quadro di assoluzioni, sentenze di non luogo a procedere (per alcune società), patteggiamenti e condanne in abbreviato.
Il totale delle pene detentive inflitte agli imputati, tra condanne e patteggiamenti, si attesta a circa 26 anni di reclusione, con pene variabili da un anno e due mesi a tre anni.

Le società coinvolte hanno, in media, patteggiato sanzioni pecuniarie pari a circa 10.000 euro.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla governance dei servizi pubblici essenziali, sulla necessità di controlli più stringenti e sulla responsabilità individuale di coloro che, attraverso comportamenti scorretti, compromettono la dignità delle persone defunte e sfruttano un momento di profondo dolore per fini di lucro.
Il caso del “caro estinto” si configura come un monito per l’amministrazione pubblica e per l’intera società, evidenziando l’importanza di un’etica professionale irrinunciabile e di un impegno costante per la tutela dei diritti fondamentali, anche nel delicato ambito dei servizi funebri.

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