La recente cattura di Andrea Cavallari, latitante condannato per il suo coinvolgimento nella strage alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, ha segnato una svolta significativa nelle indagini, rivelando una strategia di fuga complessa e articolata.
La sua evasione, avvenuta il 3 luglio scorso a Bologna durante un permesso concesso per frequentare corsi di laurea, aveva inizialmente disperso le sue tracce, ma un’incessante attività di monitoraggio dei flussi finanziari ha permesso di ricostruirne il percorso.
L’attenzione degli inquirenti si è concentrata sull’analisi dei pagamenti elettronici effettuati da Cavallari, una tecnica investigativa sempre più cruciale nella localizzazione di soggetti in fuga.
Il tracciamento ha rivelato una pausa inattesa nella sua fuga, quando l’evaso si è stabilito per un periodo in un hotel a Lloret de Mar, in Spagna.
La costanza e la quantità dei pagamenti hanno fornito la conferma decisiva per l’intervento delle autorità.
Le prime ricostruzioni suggeriscono un percorso di fuga che, dopo l’evasione da Bologna, ha attraversato la Francia per poi raggiungere la Spagna.
Cavallari sembra aver inizialmente cercato rifugio nella zona di Barcellona, per poi spostarsi verso Lloret de Mar.
Gli inquirenti avevano già individuato la sua presenza nella località turistica il giorno precedente all’arresto, ma avevano preferito non intervenire immediatamente, temendo di innescare una reazione che avrebbe potuto complicare ulteriormente la sua individuazione.
La decisione di agire è stata dettata dall’accumulo di prove concrete: i continui pagamenti registrati presso la struttura alberghiera hanno confermato una relativa stabilità del latitante, rendendo necessaria un’azione immediata.
Le immagini di videosorveglianza, che lo ritraggono in abiti estivi e con un dispositivo mobile in mano, hanno fornito ulteriori dettagli sul suo aspetto e sulle sue abitudini.
Ora, in attesa del completamento delle procedure legali in Spagna e della trasmissione della documentazione alla Procura generale di Ancona, guidata da Roberto Rossi, competente per l’esecuzione della pena, si avvia la procedura di estradizione.
Il Trattato di Schengen dovrebbe facilitare e accelerare questo iter, prevedendo un ritorno in Italia, e quindi in regime di detenzione, entro un arco temporale di circa un mese.
L’arresto di Cavallari, frutto di un’indagine meticolosa e dell’impiego di tecnologie investigative avanzate, non solo pone fine alla sua latitanza, ma sottolinea anche l’importanza della cooperazione internazionale e della capacità di tracciare le tracce finanziarie nel contrasto alla criminalità organizzata.
Il caso riapre, inoltre, il dibattito sull’opportunità di concedere permessi premio a detenuti coinvolti in processi complessi e con un rischio di fuga elevato, sollevando interrogativi sulla valutazione del rischio e sulle misure di sicurezza da adottare.