Emilia-Romagna accelera la gestione della fauna selvatica per tutelare la filiera suinicola e la sicurezza sanitariaL’Emilia-Romagna introduce una modifica significativa nella gestione della fauna selvatica, anticipando l’inizio della caccia al cinghiale al 1° settembre.
Questa decisione, implementata in 23 distretti delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, si configura come una risposta strategica all’emergenza rappresentata dalla Peste suina africana (PSA).
L’ordinanza, derivante dalle direttive del Commissario Straordinario nazionale Giovanni Filippini del 4 agosto, mira a rafforzare le barriere protettive attorno alle aree attualmente libere dal virus, concentrando gli sforzi di controllo e mitigazione.
La decisione non è una mera apertura anticipata alla caccia, ma una componente di un approccio integrato che coinvolge la comunità venatoria, gli agricoltori, gli allevatori e le istituzioni regionali.
L’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, sottolinea l’impegno concreto della Regione nell’attuazione di misure rapide ed efficaci, evidenziando la sensibilità con cui si affronta una problematica complessa che incide direttamente sulla salute pubblica e sull’economia locale.
La filiera suinicola emiliano-romagnola costituisce un pilastro fondamentale dell’economia regionale.
Con un valore di produzione di circa 1,3 miliardi di euro, di cui oltre 900 milioni attribuiti al Prosciutto di Parma, il settore genera un impatto economico al consumo di quasi 5 miliardi di euro e un significativo contributo all’export, superando i 600 milioni.
La PSA rappresenta una minaccia esistenziale per questo ecosistema economico, con potenziali ripercussioni devastanti sull’occupazione, sulla produzione alimentare e sull’immagine del Made in Italy.
L’intensificazione delle attività di controllo della popolazione di cinghiali, già in atto negli ultimi tre anni con un aumento del 45% dei prelievi, si è rivelata efficace nel ridurre i danni alle coltivazioni, diminuendoli di un quarto.
L’anticipazione dell’apertura della caccia, unitamente alle attività di caccia collettiva nei distretti interessati, rappresenta un ulteriore tassello di questa strategia di contenimento, potenziando le azioni di selezione già previste per tutto l’anno.
Oltre all’aspetto economico, l’intervento risponde a preoccupazioni ambientali e agricole.
L’eccessiva popolazione di cinghiali, non adeguatamente controllata, può causare squilibri negli ecosistemi, danni alle colture e incidenti stradali.
L’azione congiunta di contenimento mira a ristabilire un equilibrio tra la tutela della biodiversità, la salvaguardia del patrimonio agricolo e la sicurezza della popolazione.
La Regione sottolinea l’importanza di un monitoraggio continuo e di un adattamento flessibile delle strategie di gestione, in base all’evoluzione della situazione epidemiologica e alle esigenze del territorio.