Il 3 ottobre, Elisabetta Franchi, figura di spicco nel panorama della moda italiana, si presenterà dinanzi al giudice per le udienze preliminari Andrea Romito a Bologna, per affrontare un’accusa delicata: stalking.
La Procura della Repubblica, rappresentata dal pubblico ministero Luca Venturi, ha richiesto il rinvio a giudizio, segnando l’inizio di una fase processuale potenzialmente complessa.
L’indagine, condotta dalla squadra mobile, ha portato alla luce una serie di comportamenti da parte della stilista, ritenuti persecutori nei confronti di una sua ex consulente, una professionista indipendente operante nel settore finanziario.
La vicenda si radica in una precedente relazione di amicizia, interrotta in circostanze che, stando alle accuse, hanno innescato un’escalation di azioni volte a screditare pubblicamente e privatamente l’altra donna.
Al centro della disputa, un post particolarmente virulento pubblicato sul profilo Instagram della stilista, un canale seguito da un vasto pubblico.
Il messaggio, intriso di amarezza e sospetto, evocava un’esperienza traumatica di tradimento e inganno, con riferimenti impliciti che hanno rapidamente portato i follower a identificare la persona destinataria.
La formulazione scelta, carica di pathos e ambiguità, ha innescato una reazione immediata e incontrollabile, amplificata dalla portata mediatica della piattaforma.
Questa dinamica ha generato una vera e propria “shitstorm”, un’ondata di commenti diffamatori e attacchi personali rivolti alla presunta “traditrice”, aggravando ulteriormente la situazione e infliggendo un danno reputazionale considerevole.
La consulente, tutelata dall’avvocato Chiara Rinaldi, che si costituirà parte civile, ha formalmente denunciato i comportamenti della stilista.
L’accusa sostiene che le molestie e le minacce, amplificate dalla risonanza mediatica, abbiano generato nella donna uno stato di paura, ansia e profonda angoscia.
Ciò ha provocato una significativa alterazione delle sue abitudini di vita, limitandone la libertà e impedendole di svolgere le proprie attività professionali e personali in un contesto di serenità e sicurezza.
L’episodio solleva interrogativi profondi sul delicato rapporto tra potere mediatico, diritto alla privacy, espressione personale e responsabilità digitale.
La vicenda pone l’attenzione sulla potenziale pericolosità di una comunicazione pubblica incontrollata, specialmente quando veicolata attraverso piattaforme social ampiamente diffuse, e sulle conseguenze che possono derivare dall’utilizzo di strumenti digitali per danneggiare la reputazione e il benessere psicologico di un’altra persona.
La difesa di Elisabetta Franchi, affidata agli avvocati Paolo Creta e Gianmaria Palminteri, dovrà affrontare un’accusa che incide profondamente sulla sua immagine pubblica e sulla sua carriera professionale, dimostrando l’infondatezza delle accuse e le ragioni della sua innocenza.