L’Emilia-Romagna, da sempre fucina di eccellenze industriali, ribadisce il proprio impegno verso l’innovazione, manifestato attraverso investimenti significativi nel 2024.
Secondo un’analisi approfondita di Confindustria Emilia-Romagna, le imprese della regione hanno destinato in media il 5,3% del fatturato all’innovazione, traducendosi in un ingente volume di 871 milioni di euro.
Questa cifra non è semplicemente un dato economico, ma il riflesso di una cultura aziendale orientata al futuro, alla ricerca di nuove tecnologie e alla costante evoluzione dei processi produttivi.
L’indagine rivela un’allocazione diversificata delle risorse: il 68% degli investimenti si concentra sull’ammodernamento di impianti e macchinari, segno di una volontà di aumentare l’efficienza e la competitività.
Parallelamente, il 61% delle aziende ha puntato su software e soluzioni IT, cruciali per l’ottimizzazione della gestione aziendale e l’integrazione verticale.
Non meno rilevante è l’attenzione alla formazione del personale, con il 51% delle imprese che ha investito nello sviluppo delle competenze dei propri dipendenti, fattore determinante per la capacità di assimilare e applicare le nuove tecnologie.
Nonostante questo quadro positivo, le previsioni per il 2025 delineano uno scenario più prudente.
Pur confermando l’intenzione di proseguire con gli investimenti nella stragrande maggioranza delle imprese (88,5%), si prevede una lieve contrazione sia in termini di numero di iniziative che di valore complessivo (-1,7%).
Questo cambiamento di rotta, pur non segnalando un arretramento nell’impegno innovativo, evidenzia una crescente cautela dovuta a fattori esterni e incertezze del contesto economico globale.
Le principali criticità emerse dall’analisi sono molteplici e interconnesse.
La complessità e la pesantezza della burocrazia, che rallenta e rende più costosa l’attività imprenditoriale, rappresentano un ostacolo significativo per il 37% delle aziende.
L’incertezza geopolitica, con i suoi effetti a catena sull’economia mondiale, e la debolezza della domanda interna ed estera contribuiscono a creare un clima di incertezza che frena gli investimenti (35%).
A questo si aggiunge la sempre più pressante difficoltà nel reperire personale qualificato, una sfida che limita la capacità delle imprese di implementare le nuove tecnologie e di crescere in modo sostenibile.
Annalisa Sassi, presidente di Confindustria Emilia-Romagna, sottolinea con forza la determinazione degli imprenditori a investire nel futuro, ma evidenzia la necessità di un intervento tempestivo da parte delle istituzioni per rimuovere gli ostacoli che frenano la crescita.
La semplificazione burocratica, la stabilizzazione dei costi energetici e la mitigazione degli effetti dei dazi statunitensi sono priorità assolute per ripristinare la fiducia nel sistema produttivo.
L’indagine offre anche dettagli interessanti sulla distribuzione degli investimenti per tipologia di impresa.
Il 40% delle aziende ha destinato risorse alla ricerca e sviluppo, sebbene le piccole imprese incontrino maggiori difficoltà rispetto alle grandi.
In ambito ambientale, il 43% delle grandi aziende investe in sostenibilità, una percentuale notevolmente superiore al 19% delle piccole, riflettendo una maggiore capacità finanziaria e una più ampia consapevolezza delle opportunità legate all’economia verde.
La digitalizzazione, elemento cruciale per la competitività nel mercato globale, coinvolge il 25% delle imprese, ma con differenze significative legate alle dimensioni aziendali.
La presentazione del rapporto a Bologna ha visto la partecipazione di Alessandro Fontana, direttore del Centro Studi Confindustria, Alessandro Malavolti, Ceo di Ama Spa, e Marco Perocchi, Responsabile direzione banca d’impresa di Crédit Agricole Italia, a testimonianza dell’importanza del tema e della necessità di un confronto aperto tra istituzioni, imprese e operatori finanziari per affrontare le sfide del futuro.