L’Emilia-Romagna, regione a forte vocazione produttiva e agricola, si confronta con un quadro allarmante di crimini ambientali, evidenziato dal rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente.
Nel 2024 si sono verificati 1.
648 illeciti, un incremento significativo (+15,9%) rispetto ai 1.
422 del 2023, traducendosi in un tasso di oltre trenta infrazioni settimanali.
Questo posiziona l’Emilia-Romagna a metà classifica nazionale per gravità di tali reati, un dato che solleva interrogativi sull’efficacia delle strategie attuali e la necessità di un approccio radicalmente diverso.
L’analisi dettagliata rivela un’impennata generalizzata, ma con aree di particolare criticità.
Il ciclo dei rifiuti si conferma terreno fertile per attività illegali, con un aumento del 42,6% dei reati, passando da 305 a 435.
Questo dato riflette non solo la difficoltà di gestione di flussi crescenti di scarti, ma anche la vulnerabilità del sistema di controllo e la tentazione di scorciatoie per massimizzare profitti a discapito della legalità e della tutela ambientale.
Parallelamente, si registra un’evoluzione preoccupante nel settore delle costruzioni, con un aumento del 13,1% dei reati legati al ciclo del cemento (da 580 a 656).
Questi illeciti possono includere abusivismo edilizio, alterazione del paesaggio, violazione delle norme antisismiche e utilizzo di materiali non conformi, con impatti diretti sulla sicurezza e sulla qualità della vita delle comunità.
La leadership di Ferrara in questo specifico ambito sottolinea la necessità di un’azione mirata e di un rafforzamento dei controlli sul territorio.
Anche la tutela della fauna selvatica è minacciata, con un aumento del 12,2% dei reati (da 378 a 424).
Bracconaggio, distruzione di habitat, commercio illegale di specie protette: queste sono solo alcune delle attività criminali che compromettono la biodiversità e l’equilibrio degli ecosistemi regionali, con Ravenna che emerge come provincia più colpita.
Il dato relativo alle persone denunciate (1.
511 nel 2024 contro le 1.
532 del 2023) e ai sequestri (245 rispetto ai 236 dell’anno precedente) appare quasi stabile, ma non deve indurre a compiacenza.
La risposta repressiva, pur essenziale, risulta insufficiente a fronte di un’escalation dei crimini ambientali.
Legambiente Emilia-Romagna sottolinea con ragione come l’attuale collocazione nella classifica nazionale richieda un cambio di paradigma.
L’accento deve spostarsi dalla reazione alla prevenzione, intervenendo sulle cause profonde che favoriscono l’illegalità.
Ciò implica un rafforzamento del tessuto sociale ed economico, promuovendo modelli di sviluppo sostenibile e un’economia circolare che valorizzi le risorse e riduca gli sprechi.
Cruciale si rivela l’investimento nell’educazione alla legalità, a partire dalle scuole, per sensibilizzare le nuove generazioni all’importanza della tutela ambientale e alla responsabilità civica.
Un impegno congiunto tra istituzioni, forze dell’ordine, associazioni ambientaliste, imprese e cittadini è fondamentale per contrastare efficacemente l’Ecomafia e garantire un futuro sostenibile per l’Emilia-Romagna.
La transizione verso un modello di sviluppo più equo e rispettoso dell’ambiente passa attraverso la legalità e la consapevolezza.