La gestione dell’Emilia-Romagna, oggetto di crescente scrutinio, si trova a fronteggiare criticità di portata significativa, emerse con chiarezza dai recenti rapporti della Corte dei Conti e alimentate da una spirale di inefficienze e scelte strategiche discutibili. Il disavanzo di 378 milioni di euro non rappresenta un mero dato contabile, ma il sintomo di un più profondo malessere nel sistema regionale, rivelando una gestione che appare disconnessa dalle reali necessità del territorio e incapace di allocare efficacemente le risorse disponibili.Il Fondo Sanitario Nazionale, con una dotazione di 136,5 miliardi di euro e un’iniezione significativa derivante dal PNRR e dagli Accordi di Coesione, testimonia la volontà nazionale di sostenere il servizio sanitario regionale. Tuttavia, la chiusura di ospedali e punti nascita, fenomeni ormai consolidati, solleva seri interrogativi sull’utilizzo ottimale di queste ingenti risorse. La perdita di oltre 60 milioni di euro in ticket sanitari non incassati negli ultimi cinque anni, con un picco di quasi 21 milioni solo nel 2024, si traduce in un onere finanziario iniquo gravato sui cittadini, in particolare su anziani e famiglie vulnerabili, a cui si aggiunge ora l’introduzione di un ticket farmaceutico che aggrava ulteriormente la situazione.L’iniziativa dei Centri di Assistenza Urgenza (CAU), concepita per alleggerire la pressione sui Pronto Soccorso, si rivela un esempio emblematico di investimento mal diretto. L’impiego di oltre 35 milioni di euro nel 2024 per l’attivazione e gestione di questi centri non ha prodotto i risultati sperati, come dimostra il caso del CAU Navile di Bologna, dove la riduzione del servizio notturno a un solo medico, senza équipe, svela una profonda inefficienza operativa.La carenza di personale sanitario rappresenta un’ulteriore criticità strutturale. La mancanza di 1.441 medici di base e 118 medici dell’emergenza, unitamente al crescente numero di dimissioni dovute a carichi di lavoro insostenibili, mette a rischio la tenuta del sistema. L’assenza di un piano di assunzioni chiaro e la mancanza di bandi pubblici alimentano un circolo vizioso che depaupera il capitale umano della sanità regionale.Le criticità non si limitano al settore sanitario. Le proiezioni di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL), riviste al ribasso da Bankitalia dallo 0,7% allo 0,4%, riflettono una performance economica in difficoltà. Il settore agricolo, colpito da eventi naturali estremi come alluvioni e siccità, e gravato da aumenti dei costi di produzione, riceve un sostegno finanziario insufficiente, pari a soli 2,5 milioni di euro. L’inerzia delle infrastrutture e la persistenza di problemi strutturali irrisolti completano il quadro di una Regione che fatica a rispondere alle sfide del presente e del futuro. La retorica di una regione modello, una volta percepita come fondata, appare ora distante dalla realtà tangibile che si manifesta nel territorio. È necessario un cambio di rotta, un’analisi lucida delle criticità e l’implementazione di politiche mirate a ristabilire l’efficienza, l’equità e la sostenibilità del sistema regionale.
Emilia-Romagna: gestione a rischio, criticità e conti in rosso
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