L’Emilia-Romagna si configura come avanguardia nazionale nella riconsegna di beni confiscati alla criminalità organizzata, testimoniando un impegno concreto nel restituire alla collettività risorse sottratte a interessi illeciti. Secondo i dati recenti di Libera, la regione vanta un patrimonio di 656 immobili in amministrazione giudiziaria, 244 confiscati destinati a scopi sociali, 91 aziende sotto gestione e 48 confiscate e destinate ad attività di utilità pubblica, coordinate da 17 soggetti della società civile operanti in 15 comuni. Questo dato quantitativo, che supera quello di qualsiasi altra regione italiana, sottolinea la capacità di trasformare simboli di illegalità in strumenti di sviluppo sociale ed economico.La Giornata della Legalità, occasione per riflettere su un passato segnato da drammi come la strage di Capaci, evidenzia come la risposta alla mafia non possa limitarsi alla repressione giudiziaria, ma debba investire nella riappropriazione dei beni confiscati, generando opportunità e riqualificando territori. Come ricordato dal Presidente dell’Assemblea Legislativa, Maurizio Fabbri, la memoria di quegli anni bui deve fungere da monito costante, alimentando la vigilanza contro un nemico che si è evoluto, adottando strategie subdole e pervasive.Oggi, la mafia non si manifesta solo con la violenza eclatante, ma soprattutto attraverso la corruzione silenziosa, l’inquinamento degli appalti e il riciclaggio di denaro sporco in settori apparentemente incontaminati. L’infiltrazione nel tessuto economico e sociale è insidiosa, sfruttando le debolezze del sistema, come le gare al massimo ribasso e la mancanza di controlli. La regione Emilia-Romagna, per la sua vocazione al lavoro e alla prosperità, rappresenta un obiettivo strategico per la criminalità organizzata, che cerca di sfruttare la sua ricchezza e la sua dinamicità.La chiave per contrastare questa minaccia risiede nella capacità di intercettare tempestivamente segnali di anomalia, promuovendo una cultura della segnalazione e rafforzando la collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine e cittadini. La riqualificazione dei beni confiscati rappresenta un tassello fondamentale di questa strategia, trasformando simboli di illegalità in opportunità concrete per la comunità.Esempi virtuosi di questa trasformazione si moltiplicano sul territorio: Villa Celestina a Bologna, ora sede di attività sociali; un appartamento a Pieve di Cento che ospita il progetto “Il Ponte” e la polizia municipale; un centro di accoglienza per migranti gestito dalla cooperativa Arca di Noè a San Lazzaro di Savena; gli stabilimenti di Salsomaggiore Terme a Parma, gestiti dall’Ente Parco dello Stirone; e la villa con terreno a Berceto, oggi un centro civico polifunzionale con biblioteca e piscina comunale, frutto dell’impegno della cooperativa Le Radici.Questi esempi dimostrano come la riconsegna dei beni confiscati possa generare valore sociale, economico e culturale, rafforzando il tessuto della comunità e promuovendo una cultura della legalità e della trasparenza. La sfida futura è consolidare questi risultati, ampliando l’azione a nuove aree e coinvolgendo sempre più attori sociali, per restituire alla collettività un patrimonio che è di tutti. La creazione di un sistema virtuoso, basato sulla partecipazione attiva dei cittadini e sulla collaborazione tra istituzioni, rappresenta la vera arma per contrastare la criminalità organizzata e costruire un futuro di legalità e prosperità.
Emilia-Romagna: Un Modello Nazionale per la Riqualificazione dei Beni Confiscati
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