La comunità bolognese si è commossa per l’improvvisa scomparsa di Ettore Pausini, figura radicata nel tessuto cittadino, celebrando una cerimonia laica al Pantheon della Certosa, un luogo simbolo di memoria e riflessione.
L’addio, scevro da formalismi religiosi, ha visto la partecipazione di una cerchia ristretta di affetti: la figlia Sabrina, custode del dolore e della rabbia, il fratello Fabrizio, portatore di un legame fraterno profondo, il padre, testimone di una vita intera, e Silvia, consanguinea di Laura, la celebre interprete assente per impegni improrogabili.
La vicenda, tragicamente innescata da un atto di sconsideratezza stradale, ha lasciato un’ombra di dolore e di interrogativi sulla responsabilità e sulla fragilità umana.
L’autore dell’incidente, inizialmente fuggito, si è successivamente costituito, esprimendo un pentimento che, agli occhi della figlia Sabrina, appare insufficiente a lenire la ferita inferta.
La richiesta di un confronto diretto, un desiderio di guardare negli occhi chi ha privato il padre di una vita, rivela la necessità di elaborare un lutto complesso, fatto di rabbia e di un bisogno di giustizia.
La riflessione sulla pericolosità di un veicolo a motore, identificato come uno strumento potenzialmente letale, emerge come monito imprescindibile per una maggiore consapevolezza e responsabilità alla guida.
La cerimonia, intimamente sentita, ha dipinto il ritratto di un uomo poliedrico e generoso.
Ettore Pausini, per decenni, ha affinato la sua arte da barbiere nel cuore pulsante di Piazza Azzarita, di fronte al Paladozza, offrendo non solo tagli di capelli, ma anche ascolto e conforto a chiunque varcasse la soglia del suo salone.
La sua passione per la bicicletta, uno stile di vita attivo e salutare, si è spenta bruscamente in un atto di incoscienza.
La sua dedizione all’associazione “Gli Onconauti”, un’organizzazione di volontariato impegnata nell’assistenza a persone affette da tumore, testimonia un impegno sociale profondo, un desiderio di alleviare sofferenze altrui.
Ettore Pausini lascia un vuoto incolmabile, ma anche un’eredità di umanità e di impegno civile che continuerà a ispirare la comunità bolognese.
Il ricordo di un uomo che ha saputo donare se stesso, un esempio di vita che ci invita a riflettere sul valore dell’esistenza e sulla necessità di un futuro più sicuro e rispettoso di ogni forma di vita.







