La vicenda che ha coinvolto un’insegnante faentina, protrattasi tra il 2020 e il 2021, solleva interrogativi profondi sulla pervasività delle nuove tecnologie e i loro effetti distruttivi sulle relazioni interpersonali, sulla sfera privata e sulla dignità professionale. Al centro del caso, una spirale di molestie e attacchi, perpetrati attraverso piattaforme online e canali di comunicazione, che hanno costretto la donna a costituirsi parte civile, assistita dall’avvocato Luca De Tollis, per tutelare i propri diritti e la propria immagine.Le molestie, inizialmente manifestatesi con l’esposizione del suo numero di telefono su un sito di incontri, Bakekaincontri.it, si sono rapidamente intensificate, trasformandosi in una pioggia incessante di messaggi espliciti e volgari, estesi poi al telefono fisso di casa e ai numeri dei suoi figli. Questo inaccettabile comportamento non si è limitato alla sfera digitale, ma ha invaso la vita privata della donna, minando la sua tranquillità e quella dei suoi cari.L’imputata, una donna di età superiore ai cinquanta anni, si trova ora a dover rispondere in sede giudiziaria di sostituzione di persona e stalking nei confronti di una ultratrentenne, compagna dell’ex marito dell’insegnante. L’accusa si estende anche all’utilizzo improprio dell’identità di un sacerdote di una chiesa faentina, con la creazione di una casella di posta elettronica utilizzata per inviare messaggi a sfondo sessuale, in cerca di un contatto maschile.La difesa, curata dall’avvocato Rossella Ceccarini, ha contestato l’imputazione, sostenendo l’innocenza della cliente e denunciando, a sua volta, di essere stata vittima di simili proposte oscene. La perquisizione domiciliare, effettuata dai Carabinieri come riportato dal Resto del Carlino, ha contribuito a delineare la complessità della situazione, un intricato scenario che interseca questioni legali, etiche e sociali.Il processo, celebrato dinanzi al giudice Antonella Guidomei, si configura come un campanello d’allarme sulla necessità di rafforzare le misure di protezione delle vittime di stalking e cyberbullismo, promuovendo al contempo una maggiore consapevolezza dei rischi connessi all’utilizzo di internet e dei social media. Il caso mette in luce la fragilità delle identità digitali e l’urgenza di sviluppare una cultura del rispetto e della responsabilità online, per prevenire abusi e proteggere la dignità delle persone. Il verdetto giudiziario, al di là dell’esito specifico, dovrà contribuire a definire i confini di un nuovo diritto, capace di rispondere alle sfide poste dalla rivoluzione digitale e tutelare i valori fondamentali della convivenza civile.
Faenza, inseguitrice online: un caso estremo tra cyberbullismo e stalking.
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