Foca monaca a Ravenna: un raro avvistamento tra le acque dell’Adriatico.

Sulle acque placide del litorale ravennate, un evento eccezionale ha catturato l’attenzione dei Carabinieri del reparto Biodiversità di Punta Marina Terme: l’emersione di un raro esemplare di foca monaca (Monachus monachus).
La scoperta, avvenuta in una riserva naturale statale, rappresenta un’inattesa ricomparsa di una specie iconica del Mediterraneo, a lungo considerata un fantasma marino.

La collaborazione con il Cestha (Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat) di Marina di Ravenna ha permesso di identificare l’individuo come una femmina adulta, stimata in circa due metri di lunghezza.

L’esemplare, giudicato in apparenza sano e sorprendentemente tollerante verso la presenza umana, ha offerto uno spettacolo che va ben oltre la mera curiosità aneddotica, offrendo una rara opportunità di studio e di riflessione sullo stato di salute dell’ecosistema marino.

L’avvistamento, un evento insolito per le acque costiere di Ravenna e Ferrara, suggerisce una complessa serie di fattori che potrebbero aver spinto l’animale a cercare rifugio in questo tratto di costa.

L’ipotesi più accreditata, supportata dall’osservazione del suo comportamento, è che la foca, inseguendo un banco di pesci, abbia scelto le acque poco profonde per riposare, emergendo periodicamente per respirare e sondando la riva con la sua elegante morfologia, perfettamente adattata alla vita acquatica.
La foca monaca è, oggi, un simbolo della crisi della biodiversità mediterranea.

Classificata come “in pericolo critico di estinzione” dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), la sua popolazione stimata nel Mediterraneo si aggira tra i 350 e i 450 individui, un numero drammaticamente ridotto rispetto al passato.

Originariamente diffusa lungo tutto il bacino meridionale, la specie è oggi relegata a rare e frammentarie popolazioni, concentrate principalmente in aree del Tirreno.

L’arrivo di questo esemplare sulle coste ravennati solleva interrogativi interessanti sulle rotte migratorie e sulle aree di dispersione della specie.
È probabile che provenga da insediamenti riproduttivi localizzati lungo le coste croate e nella penisola istriana, suggerendo un’estensione inaspettata del suo areale di distribuzione.

La rarefazione della foca monaca è il risultato di una complessa interazione di fattori antropici e ambientali.
La persecuzione diretta da parte dell’uomo, alimentata da pregiudizi e false attribuzioni di danni alla pesca, ha storicamente decimato le popolazioni.
L’accumulo di inquinanti organici e microplastiche negli ecosistemi marini rappresenta una minaccia costante per la salute degli esemplari, compromettendo il loro sistema immunitario e la capacità riproduttiva.
Inoltre, la progressiva erosione costiera e l’urbanizzazione selvaggia hanno distrutto gli habitat riproduttivi, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza della specie.
L’avvistamento di oggi sottolinea con urgenza l’importanza cruciale delle aree protette, sia marine che terrestri, come santuari per la biodiversità.

È imperativo ampliare queste zone, creando corridoi ecologici che permettano alle specie a rischio di estinzione, come la foca monaca, di trovare rifugio, nutrirsi e riprodursi in sicurezza.

Un approccio integrato, che coinvolga la comunità scientifica, le istituzioni e la cittadinanza, è essenziale per garantire un futuro sostenibile per questo iconico animale e per l’intero ecosistema mediterraneo.

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