martedì 7 Ottobre 2025
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Giro di auto di lusso: disarticolata rete internazionale

Un sofisticato giro di traffico internazionale di veicoli di lusso, specializzato nel furto e riciclo di autovetture di fascia alta, è stato disarticolato da un’operazione transnazionale coordinata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia, denominata “Palma”.
L’indagine ha svelato una rete criminale ramificata che operava in diverse nazioni, sfruttando la crescente domanda di beni di lusso nel mercato degli Emirati Arabi Uniti, in particolare a Dubai.

L’attività illecita prevedeva il furto di autovetture di marchi prestigiosi, prevalentemente Range Rover, Lexus e Toyota, in località esclusive italiane come Cortina d’Ampezzo, Forte dei Marmi e Viareggio, aree frequentate da personalità di spicco e considerate “bersagli” ideali per la loro elevata densità di potenziali acquirenti e la relativa difficoltà di tracciamento in caso di furto.
Una volta sottratte, le vetture venivano trasferite in Belgio, ad Anversa, un hub logistico strategico per il commercio internazionale, dove subivano operazioni di “pulizia” per eliminare tracce di proprietà e rendere più difficoltoso il loro rintraccio.
Successivamente, le auto venivano imballate in container e spedite verso Dubai, dove venivano rivendute a prezzi significativamente superiori rispetto al loro valore originale, generando profitti illeciti ingenti.

L’associazione criminale, composta da ventiquattro individui originari dell’Est Europa – moldavi, russi, romeni e ucraini – è stata individuata grazie a complesse attività di intercettazione, analisi finanziaria e cooperazione internazionale.

Quattordici dei sospettati sono stati colpiti da misure cautelari, con dieci in carcere e quattro agli arresti domiciliari.

Nove arresti, sei in carcere e tre ai domiciliari, hanno segnato l’apice dell’operazione.
Le perquisizioni domiciliari, coordinate in Italia (Reggio Emilia, Parma, Cremona), Spagna (Marbella) e Belgio (Anversa), hanno permesso di rinvenire ulteriori veicoli rubati, sofisticate apparecchiature elettroniche impiegate per la decodifica delle chiavi di accensione e l’apertura delle automobili, numerosi computer e telefoni cellulari destinati a un’approfondita analisi forense, una somma di circa 40.000 euro in contanti e, soprattutto, un patrimonio digitale consistente in 171.000 criptovalute, equivalenti a 146.000 euro, rintracciate fino a uno degli indagati.
Un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente ha colpito beni per un valore superiore ai due milioni di euro, mirato a compensare i danni economici causati dall’attività illecita.

L’efficacia dell’operazione “Palma” è stata resa possibile dalla collaborazione sinergica tra diversi corpi di polizia: i Carabinieri reggiani, l’Unidad Central Operativa (UCO) della Guardia Civil spagnola, la Polizia Federale belga, sotto la supervisione della Procura di Reggio Emilia, guidata dal Procuratore Capo Calogero Gaetano Paci e dal Sostituto Francesco Rivabella Francia, e della Quinta Sezione del tribunale spagnolo di Marbella, magistrato Laura Sanchez Diaz.
Il supporto di Eurojust, del gruppo specializzato ‘Ap Furtum’ e della rete finanziata dalla Commissione Europea, Rete @ON, diretta dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA), ha contribuito a ricostruire la complessa struttura finanziaria e logistica dell’organizzazione criminale, evidenziando la sofisticazione e l’interconnessione delle attività illecite in un contesto globale.
La vicenda solleva interrogativi sulla crescente professionalizzazione dei reati contro il patrimonio e sull’importanza della cooperazione transnazionale nella lotta al crimine organizzato.

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