Nel cuore dell’Emilia, a Guastalla, si è consumata una vicenda di profonda disumanità, un’ombra che si allunga sulle storie di chi fugge dalla guerra e dalla devastazione. Un tribunale di Reggio Emilia ha emesso una sentenza di primo grado che condanna a sedici anni di reclusione Muhammad Waqar, un 31enne pakistano, per una serie di reati gravissimi che hanno visto come vittima una giovane profuga siriana, all’epoca minorenne. La condanna include accuse di violenza sessuale aggravata, lesioni personali e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.La giovane donna, ora 18enne, con la sua famiglia, aveva intrapreso un viaggio disperato, fuggendo dalla Siria, dilaniata dal conflitto e dalla catastrofe sismica. Quel viaggio, intriso di speranza per una vita più sicura e dignitosa, si è trasformato in un incubo, una spirale di sfruttamento e abusi che ha coinvolto trafficanti senza scrupoli. La loro rotta, attraverso la Slovenia e la Germania, ha subito una brusca svolta, con soste a Udine e in Emilia, per poi culminare in un’esperienza traumatica che ha segnato indelebilmente la giovane vittima.Secondo l’accusa, il giovane pakistano, insieme ad altri complici, ha separato la ragazza dalla sua famiglia, la ha detenuta in un casolare isolato e l’ha sottoposta ad abusi sessuali. Il pm Giulia Galfano aveva inizialmente richiesto una pena più severa, trent’anni, includendo anche l’accusa di sequestro di persona con scopo di estorsione. Tuttavia, la Corte d’Assise ha assolto l’imputato da questa specifica accusa.L’arresto di Waqar ha dato il via a un processo che ha portato alla luce una rete di sfruttamento di migranti vulnerabili. Oltre a Waqar, sono coinvolti in questa vicenda un connazionale di 29 anni, che ha optato per il rito abbreviato, e una donna albanese di 24 anni, attualmente latitante, il cui ruolo nell’organizzazione criminale è ancora oggetto di indagine.Questo caso solleva interrogativi profondi sulla gestione dei flussi migratori, sulla protezione dei minori stranieri non accompagnati e sulla necessità di contrastare con maggiore efficacia i traffici di esseri umani. La vicenda evidenzia, inoltre, la fragilità di chi, costretto a fuggire dalla propria terra, si ritrova esposto a nuove forme di violenza e sfruttamento, rendendo ancora più urgente la necessità di garantire loro sicurezza, dignità e opportunità di una vita migliore. La giovane vittima, pur avendo subito un trauma inimmaginabile, rappresenta un simbolo di resilienza e la speranza che, anche nelle tenebre, la giustizia possa prevalere.
Guastalla, 16 anni per abuso a giovane profuga siriana
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