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giovedì 23 Ottobre 2025

Kuznetsov, estradizione sospesa: nodo Nord Stream e diritti del detenuto.

La Corte d’Appello di Bologna, riunita nell’aula sicura del carcere di Dozza, ha sospeso la decisione circa l’estradizione di Serhii Kuznetsov, cittadino ucraino implicato nelle indagini tedesche relative al danneggiamento dei gasdotti Nord Stream 1 e 2.

L’uomo, arrestato a Rimini il 21 agosto su mandato di arresto europeo, si trova ora al centro di una complessa disputa legale, resa ancora più intricata da un precedente annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione.

La posizione difensiva, rappresentata dall’avvocato Nicola Canestrini, ha sollevato obiezioni sostanziali all’estradizione, focalizzandosi non solo sulle condizioni di detenzione in Germania, ma anche sulla complessità giuridica e politica del caso.
L’avvocato ha messo in luce come le circostanze carcerarie tedesche sollevino serie preoccupazioni in termini di rispetto dei diritti fondamentali del detenuto, richiedendo pertanto alla magistratura italiana di acquisire informazioni aggiuntive e approfondimenti.

Un elemento cruciale è rappresentato dal reiterato diniego di accesso del signor Kuznetsov al proprio fascicolo d’indagine tedesco, un diritto processuale essenziale che ne impedisce una piena difesa.

La difesa ha argomentato che i fatti contestati a Kuznetsov trascendono la sfera del mero crimine comune, configurandosi come atti potenzialmente riconducibili a un conflitto armato internazionale.
Questa qualificazione politica assume un peso considerevole, poiché si inserisce in un contesto di operazioni militari e di resistenza all’invasione russa dell’Ucraina, una situazione riconosciuta come illegittima dalla comunità internazionale.

Un precedente giudizio di un tribunale europeo, che ha invocato il principio dell’immunità funzionale – una protezione estesa a coloro che agiscono nell’ambito di operazioni militari – rafforza ulteriormente la tesi della difesa.

L’interpretazione dei fatti come atti di resistenza a un’aggressione militare solleva una questione di diritto internazionale: se tali azioni possono essere considerate al di fuori dell’ambito di applicazione del mandato d’arresto europeo.
La difesa ha sostenuto che la qualificazione politica degli atti compiuti da cittadini ucraini impegnati nella difesa del proprio Paese pone in discussione la legittimità dell’estradizione.

La Corte d’Appello si trova ora di fronte a una decisione delicata.

Può optare per il rigetto dell’estradizione, ordinare la consegna a Berlino, oppure, la scelta più prudente e potenzialmente più complessa, richiedere ulteriori accertamenti alle autorità tedesche, al fine di chiarire pienamente la natura dei fatti e le condizioni in cui l’uomo sarebbe detenuto.

Questa sospensione sottolinea la crescente complessità delle questioni giuridiche che emergono in un contesto geopolitico in rapida evoluzione, dove la giustizia penale si interseca con il diritto internazionale e con le implicazioni di un conflitto armato transnazionale.

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