Il processo d’appello relativo alla tragedia della Lanterna Azzurra, la discoteca di Corinaldo (Ancona) dove nel dicembre 2018 persero la vita sei persone – cinque minorenni e una madre – si appresta a riprendere con una cruciale fase di revisione delle prove. Questo filone processuale, distinto ma intrinsecamente legato al procedimento penale che ha visto la condanna dei membri della cosiddetta “banda dello spray”, si concentra ora sulle responsabilità a carico di figure apicali e decisionali, delineando un quadro di possibili negligenze e omissioni che hanno contribuito alla catastrofe.L’attenzione si rivolge a nove imputati, professionisti e funzionari pubblici che ricoprivano ruoli chiave nella gestione dei permessi e dei controlli di sicurezza del locale. Tra questi figurano ex membri della commissione di pubblico spettacolo, l’ex sindaco di Corinaldo, un vigile del fuoco, personale amministrativo precedentemente legato all’area vasta 2 di Senigallia (ora integrata nell’Azienda Sanitaria Territoriale), un geometra e un ingegnere coinvolti nella gestione del locale, alcuni dei suoi proprietari e un socio della Magic Srl, società gestrice della discoteca.La decisione della Corte d’Appello, presieduta dalla giudice Antonella Di Carlo, di disporre la rinnovazione dell’istruttoria e la re-audizione dei consulenti tecnici, nasce dall’analisi approfondita delle istanze presentate dagli avvocati delle parti civili e dalle richieste della Procura. Questa mossa strategica mira a chiarire aspetti oscurati dal precedente giudizio di primo grado, dove gli imputati erano stati assolti dalle accuse più gravissime di omicidio colposo plurimo e disastro colposo, ricevendo condanne minime per il reato di falso, con pene sospese grazie a benefici di legge.La re-audizione dei consulenti rappresenta un punto di svolta nell’indagine sulla catena di eventi che ha portato alla tragedia. In ordine di apparizione, saranno interrogati i medici legali Francesco Paolo Busardò e Manuel Papi, che hanno eseguito le autopsie sui corpi delle vittime, e l’ingegnere civile Marcello Mangione, colonnello dei Carabinieri ed esperto in sicurezza, il quale ha condotto un’analisi dettagliata delle balaustre della rampa che, a seguito del crollo sotto il peso della folla in fuga, hanno contribuito ad aggravare la situazione. L’importanza di questa fase risiede nella possibilità di ricostruire, con maggiore precisione, le dinamiche che hanno condotto alla strage, esaminando le responsabilità non solo degli esecutori materiali – già condannati – ma anche di coloro che, attraverso decisioni amministrative e controlli superficiali, hanno contribuito a creare le condizioni che hanno reso possibile la tragedia. Il processo d’appello si configura dunque come un’occasione cruciale per fare luce sulla verità e per accertare le responsabilità che hanno segnato profondamente la comunità di Corinaldo e l’intera nazione. L’emersione di nuove prove o l’approfondimento di quelle esistenti potrebbero portare a una revisione delle condanne di primo grado e a un più ampio accertamento di colpe professionali e amministrative.
Lanterna Azzurra: Riapre il processo, al centro le responsabilità.
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