Milano, Pamela Genini: un anno di terrore culminato in una tragica fine.

La tragica fine di Pamela Genini, strappata alla vita con una brutale raffica di oltre trenta coltellate a Milano, emerge ora, attraverso le testimonianze, come il culmine di un percorso di terrore e isolamento.
Francesco, l’ex compagno e ultimo interlocutore telefonico della giovane, ha fornito agli inquirenti un quadro dettagliato di un rapporto intriso di violenza psicologica e fisica, protrattosi per quasi un anno e mezzo sotto la morsa di Gianluca Soncin.Il racconto di Francesco, che immediatamente dopo l’omicidio aveva allertato le forze dell’ordine, non si limita a una cronaca degli eventi, ma rivela una spirale di abusi che ha progressivamente soffocato la libertà e la sicurezza di Pamela.
La giovane, paralizzata dalla paura e dalle minacce rivolte non solo a lei, ma anche alla sua famiglia, si è ritrovata incapace di denunciare il carnefice, intrappolata in una rete di controllo e intimidazione.
Un episodio particolarmente emblematico è quello del 3 settembre, un violento pestaggio avvenuto a casa di Soncin. Il giorno successivo, Pamela si è recata al pronto soccorso di Seriate (Bergamo) per curare un dito rotto, ma, inspiegabilmente, non ha sporto denuncia né ha attivato la procedura del codice rosso, nonostante avesse esposto ai medici i dettagli delle aggressioni subite.
Questo silenzio, amplificato da altri episodi simili, sottolinea la complessità del fenomeno della violenza di genere, dove la paura, la vergogna e la dipendenza emotiva possono ostacolare la richiesta di aiuto.
Le testimonianze raccolte finora delineano il profilo di una giovane donna, fragile e vulnerabile, immersa in un mondo superficiale fatto di apparenze e feste, un contesto che, paradossalmente, ha facilitato l’incontro con Soncin, avvenuto proprio durante una di queste occasioni.
La ricostruzione del percorso di Soncin, affidata all’aggiunta Letizia Mannella e alla pm Alessia Menegazzo, si basa sull’analisi delle immagini dei varchi autostradali, rivelando un viaggio premeditato verso Milano, con l’obiettivo di eliminare una donna che considerava un mero oggetto da controllare e distruggere.
L’omicidio è stato perpetrato con una fredda lucidità, in un contesto in cui le forze dell’ordine erano già presenti sotto l’abitazione.

Le indagini hanno portato alla luce anche la copia clandestina delle chiavi dell’appartamento, ad opera di un fabbro, e hanno rivelato la disponibilità economica di Soncin, presumibilmente derivante da attività di evasione fiscale, per le quali era già stato condannato in passato.
La sua affermazione, successiva al delitto, di convivere con Pamela, mirava a celare la premeditazione del gesto, tentando di mascherare un atto violento e premeditato.
Domani, saranno ascoltati i familiari di Pamela, e si attendono ulteriori elementi che possano contribuire a ricostruire la dinamica del rapporto e a comprendere le ragioni del suo isolamento.
L’indagine si concentra ora sulla ricostruzione del quadro finanziario di Soncin e sulla comprensione delle motivazioni che lo hanno spinto a compiere un gesto così brutale, un atto che segna profondamente la comunità e riaccende il dibattito sulla prevenzione e la protezione delle vittime di violenza di genere.

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