mercoledì, 16 Luglio 2025
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Modena, sequestrati beni al professore: inchiesta per peculato

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Un professore universitario e già direttore di un’unità operativa oculistica di un importante policlinico modenese è al centro di un’indagine per peculato, che ha portato al sequestro preventivo di beni per un valore superiore a 360.
000 euro.

L’operazione, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Modena, ha rivelato un sistema di elusione fiscale e appropriazione indebita di risorse pubbliche, strutturato attorno all’esercizio abusivo di attività libero-professionale all’interno della struttura ospedaliera.

Il professionista, in virtù di specifiche convenzioni e autorizzazioni, era abilitato a svolgere prestazioni specialistiche in regime di libero professionismo intramurario presso il proprio studio, all’interno del Policlinico Universitario.

Tuttavia, le indagini hanno accertato che il medico, approfittando della sua posizione di leadership e della fiducia riposta in lui, ommetteva sistematicamente di registrare le prestazioni eseguite e di dichiarare i relativi compensi, incassando direttamente in contanti ingenti somme di denaro.

Il peculato, reato che consiste nell’appropriazione indebita di denaro o beni pubblici da parte di un soggetto che ha accesso ad essi in ragione della sua posizione lavorativa, si configura in questo caso come una sottrazione di risorse destinate alla sanità pubblica, con un impatto significativo sul bilancio dell’Azienda Ospedaliera.

L’evasione fiscale collegata, inoltre, priva lo Stato delle imposte dovute su quei proventi, aggravando ulteriormente la gravità del danno economico.

L’avvio delle indagini è stato determinato da una verifica fiscale che, analizzando le annotazioni del professionista su agende personali, ha evidenziato significative discrepanze tra le attività dichiarate e quelle effettivamente svolte, suggerendo una sottostima consistente dei redditi percepiti.
Il decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Modena su richiesta della Procura, mira a garantire la disponibilità di risorse finanziarie sufficienti a risarcire il danno patrimoniale subito dal Policlinico e a confiscare definitivamente i beni illecitamente accumulati.
Il caso solleva interrogativi importanti sulla governance delle istituzioni sanitarie, sull’efficacia dei controlli interni e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di trasparenza e responsabilità nell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria.
L’inchiesta, oltre a perseguire il responsabile penalmente, apre un dibattito cruciale sull’etica professionale e sulla tutela del diritto alla salute, un bene primario che non può essere compromesso da comportamenti illeciti e opportunistici.

La vicenda, inoltre, evidenzia l’importanza di una vigilanza costante da parte degli organi competenti per prevenire e reprimere fenomeni di corruzione e appropriazione indebita che danneggiano il sistema sanitario e minano la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

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