giovedì 25 Settembre 2025
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Occupazione a Bologna: Studenti Denunciano Complicità con il Sionismo

L’azione compiuta dagli studenti di Giurisprudenza dell’Università di Bologna, articolata nell’occupazione di Palazzo Malvezzi, sede della facoltà, si configura come una risposta diretta e simbolica all’aggressione subita dalla Global Sumud Flotilla in acque internazionali.

Questa iniziativa, orchestrata dal collettivo “Cambiare Rotta”, trascende la semplice protesta studentesca, manifestandosi come una denuncia profonda e un appello all’azione concreta.
L’atto di occupazione non può essere isolato dalla più ampia cornice di preoccupazioni che animano il collettivo.
La critica non si limita al singolo evento bellico, ma si estende a una percezione di complicità, percepita come strutturale, tra l’istituzione universitaria e le politiche associate al sionismo.

Questa sensazione di connessione problematica alimenta un’urgente richiesta di trasparenza e responsabilità da parte dell’Università.

Il rifiuto del Senato Accademico di accogliere la mozione a favore del boicottaggio di Israele ha rafforzato la determinazione degli studenti, confermando la loro convinzione che i canali istituzionali non siano sufficienti per affrontare le problematiche sollevate.

L’annuncio di una mobilitazione continuativa, estesa alla discussione al Consiglio di Dipartimento, testimonia una volontà di pressione costante e una sfida aperta al sistema accademico.
Le richieste degli occupanti sono esplicite: una completa revisione e rescissione di qualsiasi accordo che possa essere collegato al sionismo e, in particolare, alle aziende coinvolte in attività che vengono percepite come parte di un genocidio a Gaza.

Questa posizione radicale riflette una profonda indignazione e un senso di urgenza morale.
L’iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di dissenso, richiamando lo sciopero precedente e estendendo la sfida a tutte le scuole e università di Bologna e dell’intero Paese.

L’obiettivo non è semplicemente quello di ottenere concessioni immediate, ma di innescare un dibattito più ampio e profondo sulle responsabilità delle istituzioni accademiche in un mondo segnato da conflitti e disuguaglianze.

L’azione studentesca ambisce a stimolare una riflessione critica sul ruolo dell’università come luogo di formazione, ricerca e impegno civile, sollecitando una presa di posizione etica e politica in merito a temi di rilevanza globale.
La persistenza della protesta durante la votazione della mozione al Consiglio di Dipartimento sottolinea l’intenzione di mantenere alta l’attenzione e di esercitare un’influenza diretta sul processo decisionale.

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