lunedì 13 Ottobre 2025
18.9 C
Bologna

Occupazione a Bologna: Studenti per la Palestina e una Nuova Università

L’occupazione di Palazzo Hercolani, sede dei Dipartimenti di Sociologia e Scienze Politiche dell’Università di Bologna, rappresenta una riemersione vibrante di dissenso studentesco, un atto che trascende la semplice protesta per trasformarsi in un tentativo di ri-immaginare le fondamenta stesse dell’istituzione accademica e del suo ruolo nel mondo contemporaneo.
L’iniziativa, promossa dallo “Spazio di Agitazione,” un gruppo di attivisti politici del dipartimento di Scienze Politiche, si inserisce in un contesto di crescente mobilitazione internazionale a sostegno della Palestina, a seguito delle recenti manifestazioni legate alla “Global Sumud Flotilla” e in risposta alla devastante situazione umanitaria a Gaza.
L’atto di occupazione non è un gesto isolato, ma l’esito di un profondo senso di frustrazione per l’inazione e le ambiguità delle politiche governative, disconnesse dalle reali aspirazioni della popolazione.
Gli occupanti rivendicano un impegno concreto e immediato per porre fine al conflitto e denunciano il ruolo di complicità di aziende, istituzioni accademiche e governi che, attraverso scambi commerciali, accordi militari e supporto finanziario, alimentano il ciclo di violenza e perpetrano un genocidio silenzioso.
Il mirino è puntato sui rapporti economici e scientifici tra l’Università di Bologna e lo Stato di Israele, evidenziando la necessità di un boicottaggio accademico mirato e radicale.
Al di là della rivendicazione per la Palestina, l’occupazione si configura come un laboratorio politico per una critica radicale del sistema universitario.
Gli studenti contestano l’asservimento dell’istituzione al modello capitalista, denunciando la mercificazione del sapere e la trasformazione degli studenti in merce.
L’invito rivolto a docenti, personale tecnico-amministrativo e cittadinanza non è un mero appello alla solidarietà, ma una richiesta di partecipazione attiva e trasformativa.
Si propone una ridefinizione dei contenuti didattici, un coinvolgimento diretto dei docenti nella critica del sistema e una collaborazione orizzontale tra studenti e insegnanti.

L’occupazione di Palazzo Hercolani, dunque, si presenta come un tentativo di costruire un’organizzazione nuova, un metodo di azione collettiva che superi le dinamiche tradizionali del potere.

L’obiettivo non è semplicemente la protesta, ma la creazione di una struttura capace di tradurre le istanze di cambiamento in azioni concrete e di estendersi ad altri dipartimenti universitari e, potenzialmente, ad altri contesti sociali.

Si tratta di un’affermazione di volontà di incidere sulla realtà, di costruire un futuro in cui la giustizia, l’equità e la solidarietà non siano solo parole, ma principi guida di un mondo realmente più umano.
L’occupazione si pone come un seme di cambiamento, un invito alla ri-politicizzazione dello spazio accademico e a una riflessione critica sul ruolo dell’università nella società contemporanea.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -