Un’ombra di violenza ha colpito Parma il 23 maggio, nel giorno della celebrazione dello scudetto del Napoli, trasformando una potenziale festa popolare in un episodio di scontro e aggressione che ha scosso la comunità locale.
Quindici giovani, tutti residenti in Parma e appartenenti al gruppo ultras “Boys”, sono ora al centro di un’indagine congiunta condotta dalla Procura di Parma e dalla Procura per i Minorenni di Bologna, a seguito di perquisizioni che hanno coinvolto un minorenne.
L’evento, originariamente concepito come una celebrazione gioiosa, si è rapidamente degenerato in un’escalation di violenza in Piazza Garibaldi.
Un gruppo di venti-trenta individui, riconoscibili per l’abbigliamento completamente nero e i volti intenzionalmente coperti, ha deliberatamente preso di mira i tifosi napoletani, inclusi nuclei familiari con minori.
L’aggressione non si è limitata a spintoni e urla; i responsabili hanno utilizzato una varietà di oggetti recuperati dall’ambiente urbano come armi improvvisate: cinghie, bastoni, sedie, bottiglie di vetro, cartelli stradali e bidoni dell’immondizia, lanciati contro le vittime con ferocia.
Le offese verbali, cariche di insulti territoriali e xenofobi come “Terrone di merda” e minacce di allontanamento, hanno amplificato il clima di ostilità e intimidazione.
L’intervento delle forze dell’ordine è stato necessario per disperdere la folla e sedare la rissa, che si è protratta per un periodo di tempo non ancora quantificato con precisione.
L’inchiesta, condotta con scrupolo dalla Digos, ha permesso di identificare i quindici presunti autori dell’aggressione, ricostruendo le dinamiche dell’evento e raccogliendo prove decisive.
L’appartenenza al gruppo “Boys” sembra confermare un’organizzazione sottostante all’atto violento, suggerendo una premeditazione nell’agire.
Oltre all’accusa di rissa, lesioni aggravate, tentata violenza privata aggravata e porto abusivo di oggetti atti ad offendere, a due degli indagati è stato notificato l’avvio del procedimento per l’applicazione di un Daspo “fuori contesto”, una misura cautelare volta a prevenire ulteriori comportamenti violenti e a garantire la sicurezza pubblica, superando i limiti imposti dai precedenti Daspo.
L’inchiesta è ora focalizzata sull’analisi dei materiali raccolti, tra cui registrazioni video e testimonianze, per accertare il ruolo specifico di ciascun indagato e per far luce sulle motivazioni profonde che hanno spinto a compiere un atto di tale gravità, capace di offuscare la gioia di una vittoria sportiva e di ferire la sensibilità di un’intera comunità.
La vicenda solleva, inoltre, interrogativi cruciali sul fenomeno delle dinamiche ultras e sulla necessità di strategie preventive più efficaci per arginare la violenza negli eventi sportivi.