BOLOGNA, 18 LUGLIO – Un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Bologna, Letizio Magliaro, solleva interrogativi significativi sulle procedure di legittima applicazione della forza nelle attività di polizia durante eventi di rilevanza nazionale.
Il GIP ha disposto l’iscrizione nel registro degli indagati, per il presunto reato di perquisizione e ispezione personali arbitrarie, a carico del sostituto commissario della Questura di Bologna che, nel luglio 2024, ordinò a una agente di sottoporre a perquisizione corporale un’attivista di Extinction Rebellion.
L’episodio era maturato nel contesto del G7 Scienza, un summit di rilievo scientifico che si teneva in città e che aveva generato un’azione di protesta da parte del movimento ambientalista.
La vicenda, denunciata dall’attivista con l’assistenza del suo legale, Ettore Grenci, descrive una situazione che il GIP definisce “arbitraria, vessatoria e umiliante”.
L’attivista lamenta di essere stata costretta a spogliarsi in un ambiente igienico-sanitario giudicato degradante e di essere stata sottoposta a esercizi fisici forzati sotto lo sguardo di una agente di polizia femminile.
In precedenza, la pubblica ministero Francesca Rago aveva avanzato richiesta di archiviazione nei confronti dell’agente che materialmente eseguì la perquisizione, motivando la richiesta con la presunta inconsapevolezza della sua operato rispetto alle ragioni dell’arresto dell’attivista e con l’affermazione di aver agito secondo protocolli standard, senza superare i limiti delle proprie competenze.
Tale richiesta era stata contestata dal legale dell’attivista, il quale aveva sollecitato un approfondimento delle indagini e un giudizio non automatizzato.
Il GIP, accogliendo parzialmente la richiesta di archiviazione per l’agente esecutrice, ha tuttavia evidenziato un’anomalia procedurale più grave, derivante dall’ordine impartito dal sostituto commissario.
L’ordinanza giudiziaria sottolinea che la perquisizione in questione è stata presumibilmente effettuata in assenza delle condizioni legali che ne giustificherebbero l’esecuzione, configurando una violazione dei diritti fondamentali dell’individuo.
Anche ipotizzando che l’azione rientrasse, erroneamente, in una delle fattispecie normative previste, le modalità con cui è stata compiuta ne avrebbero minato la legittimità, rendendola abusiva.
La decisione del GIP pone l’attenzione sulla responsabilità gerarchica all’interno delle forze dell’ordine e sulla necessità di una rigorosa osservanza dei principi costituzionali che tutelano la dignità della persona e il diritto alla libertà personale, anche nel contesto di contestazioni pubbliche e di eventi di rilevanza nazionale.
L’ordinanza apre ora la strada a un’indagine più approfondita sulle dinamiche interne alla Questura e sulle dinamiche decisionali che hanno portato a tale episodio, sollevando interrogativi sul bilanciamento tra sicurezza pubblica e rispetto dei diritti civili.