La tragedia di Pinarella, sul litorale ravennate, si infittisce di interrogativi e rivelazioni, al termine di un lungo interrogatorio protrattosi per quasi quattro ore presso la Procura di Ravenna. Lerry Gnoli, il 54enne accusato dell’omicidio colposo di Elisa Spadavecchia, insegnante in pensione di 66 anni, ha fornito una versione dei fatti che solleva più ombre che certezze, in un contesto di attività lavorative svolte in condizioni apparentemente tollerate per anni, ma ora tragicamente concluse con una vita spezzata.Gnoli, assistito dal suo avvocato Vittorio Manes e interrogato dal pubblico ministero Lucrezia Ciriello, ha riconosciuto la gravità delle accuse mosse e si è dichiarato profondamente scosso dall’accaduto, esprimendo il desiderio di porgere le sue scuse ai familiari di Elisa Spadavecchia, i quali hanno celebrato i funerali della donna a Creazzo, Vicenza.La difesa ha tentato di delineare un quadro di una prassi consolidata, sostenendo che Gnoli operava da quasi trentasei anni nello stesso settore, con la ruspa che ha poi causato la tragedia, e che la sua attività era stata finora tacitamente accettata dalla comunità locale e dalle autorità. Ha negato di aver agito in maniera autonoma, escludendo un ingaggio irregolare da parte di un gestore di stabilimenti balneari. Questa affermazione, tuttavia, apre la strada a un’indagine più ampia sulle responsabilità di eventuali committenti e sulla supervisione delle attività svolte in prossimità della spiaggia.Un elemento cruciale e inquietante è la giustificazione fornita da Gnoli riguardo alle sue abilitazioni professionali e alla guida del mezzo nonostante la patente revocata. La sua affermazione di sentirsi “autorizzato” a svolgere quei lavori e guidare quel tipo di attrezzatura solleva dubbi sull’efficacia dei controlli e sulla legalità delle procedure che hanno permesso a un individuo con una condanna precedente per omicidio stradale, aggravata dall’uso di sostanze stupefacenti, di operare in una zona pubblica frequentata da bagnanti.La condanna precedente, per un omicidio stradale che ha comportato una pena di due anni e mezzo di reclusione e la conseguente revoca della patente, rappresenta un elemento di particolare gravità nel quadro dell’indagine. L’uso di cocaina al momento del precedente incidente evidenzia un pregresso problema di dipendenza, e l’attesa dei risultati degli esami tossicologici, attualmente in corso, sarà determinante per accertare se l’incidente di Pinarella sia stato influenzato da un nuovo episodio di assunzione di sostanze stupefacenti o alcol.L’inchiesta, quindi, non si limita a definire le responsabilità dirette di Gnoli, ma si estende a verificare la legittimità delle attività svolte sulla spiaggia, il sistema di controlli e la possibile esistenza di una tolleranza generalizzata verso pratiche lavorative irregolari, che hanno portato a una perdita di vite umane e a un profondo trauma per l’intera comunità. L’indagine dovrà chiarire se la tragedia sia stata il risultato di un errore umano isolato o il prodotto di un sistema più ampio di negligenza e irregolarità.
Pinarella: Interrogatorio e ombre sull’omicidio colposo
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