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sabato 8 Novembre 2025

Recuperati reperti archeologici: sventata attività illecita a Piacenza

Un’operazione complessa e articolata del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (NTPC) di Bologna ha portato alla luce un significativo recupero di reperti archeologici nella provincia di Piacenza, sventando un’attività di depredazione sistemica del patrimonio storico-culturale.

L’intervento, scaturito da un’attenta segnalazione pervenuta alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Parma e Piacenza, ha permesso di recuperare un corpus di 375 beni archeologici di notevole importanza, condurre a denunce nei confronti di tre cittadini residenti nel Piacentino e sequestrare attrezzature destinate ad attività illecite.
L’indagine, condotta sotto la direzione della Procura di Piacenza, ha rivelato un’organizzazione dedicata alla ricerca archeologica clandestina, con l’impiego di sofisticati strumenti come metal detector, utilizzati per sondare il sottosuolo alla ricerca di reperti nascosti.

Le perquisizioni, eseguite con l’ausilio dei Carabinieri della Compagnia di Fiorenzuola d’Arda e con la presenza qualificata di funzionari archeologi della Soprintendenza, hanno portato al recupero di una vasta gamma di manufatti.
Tra questi, spiccano 309 monete antiche, testimonianza di epoche storiche passate, unitamente a 66 oggetti di varia natura, tra cui anelli, fibule decorative, pesi utilizzati per la misurazione, spilloni e tintinnaboli.

La valutazione complessiva dei reperti recuperati ha evidenziato il loro elevato interesse archeologico e il loro valore intrinseco per la ricostruzione del passato storico della regione.

Il sequestro di sette metal detector e due pale da scavo testimonia l’organizzazione e la persistenza dell’attività illegale, suggerendo una programmazione volta a massimizzare il prelievo di beni culturali dal territorio.

Questo episodio sottolinea la cruciale importanza della legislazione italiana in materia di tutela del patrimonio culturale, una normativa rigorosa che vieta qualsiasi attività di ricerca o raccolta di beni archeologici e paleontologici senza le necessarie autorizzazioni della Soprintendenza competente.
L’inosservanza di tali disposizioni, unitamente all’appropriazione indebita dei beni di interesse culturale, configura un reato di furto di beni culturali di proprietà dello Stato, punibile con sanzioni severe.
L’operazione del NTPC di Bologna rappresenta un monito all’importanza della collaborazione tra le forze dell’ordine, le istituzioni culturali e la cittadinanza per contrastare il fenomeno del saccheggio del patrimonio storico e archeologico, preservando la memoria collettiva e garantendo la trasmissione del nostro passato alle future generazioni.

L’episodio evidenzia, inoltre, la necessità di sensibilizzare e formare la popolazione riguardo al valore inestimabile del patrimonio culturale e alle conseguenze legali derivanti dalla sua violazione.

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