Un ventiduenne originario della provincia reggiana è stato sottoposto a una misura cautelare complessa: l’obbligo di non avvicinamento con monitoraggio tramite braccialetto elettronico.
La disposizione, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Emilia, è stata adottata in seguito a un’approfondita indagine condotta dalla Squadra Mobile della Polizia, a seguito di segnalazioni riguardanti comportamenti persecutori nei confronti di tre individui: una precedente compagna sentimentale, un ex compagno di studi e, in maniera particolarmente inquietante, la madre di quest’ultimo.
L’analisi delle dinamiche ricostruite dagli investigatori rivela un quadro di ossessione e manipolazione nei confronti dell’ex fidanzata, caratterizzato da un’escalation di condotte che, a seguito della rottura, si sono concretizzate in minacce esplicite.
Tuttavia, l’elemento più disturbante emerge dal rapporto con l’ex compagno di scuola e, soprattutto, con sua madre.
Quest’ultima figura è stata oggetto di una forma di venerazione patologica da parte del giovane, che ha espresso sentimenti estremi, trascendendo il normale affetto e sfociando in dichiarazioni che suggeriscono un’idealizzazione quasi divina.
La decisione del Gip, basata sulle evidenze raccolte dalla Procura, impone al giovane di mantenere una distanza di almeno un chilometro dalle tre persone coinvolte.
L’applicazione del braccialetto elettronico, avvenuta sabato 8 novembre, costituisce uno strumento di controllo attivo volto a garantire la sicurezza delle vittime e a prevenire ulteriori atti persecutori.
La misura, oltre a imporre una distanza fisica, riflette la gravità della situazione e la necessità di un monitoraggio costante del comportamento del giovane, sollevando interrogativi sulla sua capacità di gestire relazioni interpersonali e sulla possibile presenza di disturbi psicologici sottostanti.
L’episodio sottolinea la crescente complessità dei fenomeni di stalking e di ossessione amorosa, che richiedono un approccio multidisciplinare che coinvolga le forze dell’ordine, i servizi sociali e, ove necessario, il supporto di professionisti della salute mentale.







