Il paesaggio appenninico modenese, cuore verde dell’Emilia-Romagna, ha ritrovato un varco di vitalità grazie alla riapertura provvisoria della via comunale La Ferrara-Centocroci, a Boccassuolo di Palagano.
La strada, arteria cruciale per la connettività tra Palagano e Riolunato, era stata tragicamente interrotta da una frana di proporzioni epiche, un evento che ha rivelato la fragilità intrinseca di un territorio modellato da millenni di processi geologici complessi.
La portata della frana, ben oltre la semplice rimozione di terra, si misura in volumi impressionanti: oltre 3,5 milioni di metri cubi di materiale instabile sono stati smossi da una superficie di oltre 500.000 metri quadrati, un’area che testimonia la vastità del movimento franoso e la complessità delle operazioni di risanamento.
La riapertura, seppur temporanea, è il risultato di un intenso lavoro di ingegneria e resilienza, un varco provvisorio che permette il ristabilimento di collegamenti essenziali per le comunità locali.
La cerimonia di riapertura ha visto la partecipazione di figure istituzionali di spicco: il sindaco di Palagano e presidente della provincia di Modena, Fabio Braglia, ha rappresentato l’amministrazione locale, mentre l’assessore regionale alla montagna, Davide Baruffi, e il prefetto di Modena, Fabrizia Triolo, hanno sottolineato l’importanza della sinergia tra enti per affrontare emergenze di tale portata.
La presenza di amministratori locali e di coloro che hanno contribuito attivamente al contenimento e alla messa in sicurezza del territorio, ha siglato un momento di condivisione e di riconoscimento del lavoro svolto.
La Regione Emilia-Romagna, con un investimento iniziale di 3,8 milioni di euro, approvato in seguito al Piano dei primi interventi urgenti guidato dal presidente de Pascale, ha innescato un processo di risanamento che mira a stabilizzare il versante e a prevenire ulteriori smottamenti.
Tuttavia, l’entità dei danni e la complessità del territorio richiedono un impegno finanziario ben superiore: la stima attuale per il completamento delle opere di consolidamento, delle opere idrauliche e della messa in sicurezza definitiva del territorio si aggira intorno ai 25,85 milioni di euro.
Questo evento sottolinea la necessità di un approccio integrato e di lungo termine nella gestione del territorio appenninico.
Non si tratta solo di rimuovere la terra smossa, ma di comprendere le dinamiche geologiche che hanno portato alla frana, di implementare sistemi di monitoraggio avanzati e di promuovere pratiche di sviluppo sostenibile che rispettino la fragilità del territorio.
La riapertura della strada è un primo passo, ma la sfida per il futuro è quella di garantire la resilienza del territorio e la sicurezza delle comunità che lo abitano, attraverso investimenti mirati, innovazione tecnologica e una profonda consapevolezza della nostra responsabilità verso l’ambiente che ci circonda.
La ricostruzione non è solo una questione di infrastrutture, ma di ricostruire un rapporto di rispetto e collaborazione con la montagna.






