mercoledì, 2 Luglio 2025
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Ricongiunti a Baku: la drammatica fuga di una famiglia iraniana

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L’incontro a Baku, questa mattina, ha rappresentato una liberazione palpabile, un abbraccio che ha dissolto la sofferenza e l’incertezza che hanno segnato gli ultimi giorni. Salvatore, ginecologo parmense di 42 anni, ha stretto tra le braccia Farzan, architetta iraniana di 36 anni, e il loro figlio, un bimbo di 18 mesi divenuto simbolo di una drammatica vicenda umana. La famiglia si è ricongiunta dopo una separazione imposta dalla cruda realtà del conflitto israelo-palestinese, che ha trasformato il viaggio di Farzan in Iran, per presentare il figlio ai nonni, in un percorso costellato di angoscia e paura.La decisione di Farzan di portare il figlio in Iran, un viaggio precedentemente pianificato, si è rivelata improvvisamente rischiosa quando le esplosioni hanno iniziato a scuotere il paese. La sua situazione, già delicata in quanto cittadina iraniana, si è aggravata con l’impossibilità di rientrare in Italia. Salvatore, profondamente preoccupato, ha immediatamente lanciato un accorato appello, innescando una complessa macchina diplomatica. Il coinvolgimento delle ambasciate e la tenace azione della Farnesina hanno permesso l’organizzazione di un’evacuazione via Azerbaigian, offrendo a Farzan una via di fuga, anche se irta di ostacoli.Il rientro di Farzan e del figlio non è stato semplice. Il processo di evacuazione ha richiesto una meticolosa gestione delle pratiche burocratiche, con la necessità di far coincidere visti di ingresso e uscita, una condizione imprescindibile che ha generato un prolungato stallo al confine, quasi sette ore di attesa estenuante. Il viaggio terrestre, altrettanto impegnativo, ha messo a dura prova la resistenza fisica e morale della famiglia. La vicenda di Farzan e Salvatore non è solo una storia di ricongiungimento familiare, ma anche un riflesso delle difficoltà e dei rischi che i cittadini iraniani incontrano in un contesto geopolitico sempre più instabile. La loro liberazione, unitamente a quella di altri italiani evacuati via Azerbaigian, testimonia l’importanza del ruolo della diplomazia e della collaborazione internazionale di fronte alle emergenze umanitarie, e sottolinea la fragilità delle vite individuali di fronte alla brutalità della guerra. Le prossime ore le vedranno di nuovo a Milano Malpensa, riabbracciare la normalità e iniziare a ricostruire il senso di sicurezza perduto.

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