giovedì 7 Agosto 2025
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Spiagge a rischio: sciopero dei bagnini incide sulla stagione balneare a Rimini

La stagione balneare, un’icona di riposo e divertimento, si incrina a Rimini a causa di una vertenza sindacale che rischia di compromettere la sicurezza e il flusso turistico.
Un sabato di spiagge affollate sarà segnato da uno sciopero di otto ore, indetto dalla Filcams Cgil, che vedrà la sospensione del servizio di salvataggio lungo il litorale.

La protesta non è un evento isolato, ma l’apice di una crescente tensione che alimenta incertezze in un settore già fragile, alle prese con la delicata questione delle concessioni demaniali e con presenze turistiche inferiori alle aspettative.
Il fulcro della disputa risiede in un’ordinanza che impone ai bagnini di operare anche durante le pause pranzo (12:30-14:30) attraverso un sistema di turni alternati, incrementando significativamente la porzione di costa da sorvegliare, passando da 150 a 300 metri.

Questa modifica, percepita dal sindacato come un’imposizione gravosa e potenzialmente rischiosa per la sicurezza del personale, è contestata con forza.

Il sindacato ribadisce la propria disponibilità ad estendere il servizio di salvataggio, ma a condizione che tale ampliamento avvenga in maniera sostenibile, garantendo condizioni di lavoro dignitose e priorità alla sicurezza dei bagnini.

L’iniziativa prevede anche un corteo pubblico, un gesto simbolico per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare una risposta positiva da parte delle istituzioni.
La reazione dei gestori degli stabilimenti balneari è di aperta contestazione.
Mauro Vanni, rappresentante di Confartigianato imprese balneari, denuncia l’assenza di un coinvolgimento preventivo nella definizione dei servizi minimi essenziali e lamenta la mancanza di comunicazioni da parte della Prefettura.
Secondo Vanni, gli stabilimenti continueranno a operare regolarmente, interpretando lo sciopero come un’anomalia locale, vista l’uniformità delle normative a livello nazionale.
Critica inoltre l’azione sindacale, sottolineando come l’ordinanza sia applicata in tutta Italia, evidenziando una presunta singolarità della protesta riminese.
La Cgil, a sua volta, contesta l’inerzia delle autorità locali e dei decisori politici, accusandoli di un “silenzio assordante”.
Si dichiara disponibile al dialogo costruttivo, auspicando una gestione più responsabile e partecipata del servizio di salvataggio, che tenga conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti.
La vertenza, dunque, non si riduce a una mera disputa contrattuale, ma si configura come un campanello d’allarme sullo stato di un settore turistico complesso, dove equilibrio tra sicurezza, lavoro e sviluppo economico è costantemente in bilico.

L’episodio riminese rischia di innescare un dibattito più ampio sulla sostenibilità dei modelli di lavoro nel settore turistico, sollecitando una riflessione urgente sulle condizioni di lavoro dei bagnini e sulla necessità di garantire un servizio di salvataggio efficiente e sicuro per tutti.

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