Il quartiere di via Zoccoli, a Bologna, ancora segnato dalle cicatrici dell’esondazione del Ravone del 2023, ha dato avvio a un’azione legale di notevole portata presso il Tribunale Regionale delle Acque di Firenze.
L’iniziativa, promossa da un gruppo di residenti e rappresentata dall’avvocato Adriano Travaglia, mira a tutelare i cittadini da potenziali danni futuri, sollevando questioni cruciali in materia di responsabilità pubblica e gestione del rischio idrogeologico.
La vicenda si inserisce in un complesso iter processuale che ha visto il Tribunale Civile di Bologna dichiarare la propria incompetenza, accogliendo il ricorso presentato congiuntamente dal Comune capoluogo e dalla Regione Emilia-Romagna.
Questo atto ha revocato un precedente provvedimento giurisdizionale, emesso il 9 luglio, che imponeva a questi enti una garanzia finanziaria a favore dei ricorrenti.
In sostanza, il giudice aveva inizialmente disposto che il Comune e la Regione dovessero assicurare i cittadini contro eventuali danni derivanti da future esondazioni, offrendo due opzioni: un deposito cauzionale di 3,6 milioni di euro oppure una polizza assicurativa di pari importo.
La decisione del Tribunale Civile di Bologna, e la successiva revoca, evidenzia una delicatezza interpretativa circa le responsabilità in capo alle amministrazioni pubbliche in situazioni di calamità naturale e di prevenzione del rischio.
Il trasferimento della competenza a Firenze, un tribunale specializzato in materie di diritto dell’acqua e gestione delle risorse idriche, suggerisce la necessità di una valutazione più approfondita e tecnica dei fattori che hanno contribuito all’esondazione e delle misure adeguate per prevenirne il ripetersi.
Il ricorso presentato a Firenze non si limita a chiedere un risarcimento economico in caso di danni futuri, ma solleva questioni più ampie riguardanti la pianificazione del territorio, l’adeguatezza delle opere di difesa idraulica e l’efficacia dei sistemi di allertamento.
Il gruppo di residenti intende, attraverso questa azione legale, stimolare una riflessione più ampia sulla governance del rischio idrogeologico e sulla necessità di un approccio integrato che coinvolga tutti gli attori in campo, dalle istituzioni locali alle comunità locali.
L’azione legale si pone, quindi, come strumento di tutela dei diritti dei cittadini, ma anche come opportunità per promuovere un cambiamento culturale e istituzionale volto a rendere il territorio più sicuro e resiliente di fronte alle sfide poste dai cambiamenti climatici e dall’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi.
La questione sollevata dal ricorso tocca, in ultima analisi, il principio fondamentale di solidarietà e responsabilità collettiva nei confronti della salvaguardia del bene comune.






