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domenica 9 Novembre 2025

Zuppi all’Aquila: un appello urgente per la pace tra le nuove generazioni.

L’appello del cardinale Matteo Maria Zuppi, risuonato all’Aquila durante l’iniziativa “Artigiani di Pace”, rappresenta un monito urgente e un’esortazione all’azione per le nuove generazioni.

Più che un semplice auspicio, si configura come un’eredità morale da custodire e un impegno concreto da assumere nel frangente storico attuale, segnato da tensioni globali e conflitti sempre più pervasivi.
Nato nell’immediato dopoguerra, il cardinale Zuppi vive sulla propria pelle la fragilità della pace, definendola non come un traguardo definitivo, bensì come un ecosistema delicato che richiede cura costante e vigilanza.

La sua generazione, beneficiaria di un periodo di relativa stabilità, si trova ora di fronte alla responsabilità di non lasciare che questa eredità si trasformi in una mera “tregua”, un’interruzione temporanea preludio a nuovi cicli di violenza.

La sua riflessione profonda va oltre l’ottimismo ingenuo; riconosce la pace come un processo dinamico, un’opera in divenire che necessita di impegno continuo.

Il dialogo, per Zuppi, non è un’opzione, ma un imperativo.

Non si tratta di un semplice scambio di opinioni, ma di un confronto autentico, un’apertura reciproca che permette di superare le barriere ideologiche e le narrazioni polarizzate.
Il vero dialogo, infatti, presuppone l’ascolto attivo e la volontà di comprendere la prospettiva altrui, anche quando questa si discosta dalla propria.
Un monologo, per quanto eloquente, non può generare pace, ma solo perpetuare l’incomprensione e l’ostilità.

In un contesto internazionale drammaticamente segnato da conflitti latenti e manifesti, il cardinale Zuppi lancia un allarme lucido e inequivocabile: il vento bellicista, alimentato da interessi geopolitici e da una retorica aggressiva, rischia di cancellare le lezioni cruciali del passato.
La guerra, in ogni sua forma e dimensione, rappresenta una sconfitta collettiva, un trauma profondo che mina le fondamenta della civiltà e compromette il futuro dell’umanità.

Il vero pacifismo, dunque, non si riduce a un’ideologia astratta o a una protesta sterile.

È un’arte complessa, un mestiere che richiede abilità, dedizione e coraggio.
L’artigiano della pace non è un idealista ingenuo, ma un costruttore pragmatico, capace di agire concretamente, di promuovere il dialogo, di facilitare la riconciliazione, di costruire ponti tra culture e comunità diverse.
L’incontro con lo scrittore Riccardo Pedicone, introdotto dai saluti istituzionali del sindaco Biondi e dell’assessore Santangelo, ha rappresentato un’occasione preziosa per riflettere su questi temi cruciali, sollecitando una riflessione più ampia e un impegno rinnovato a favore di un futuro di pace, un futuro che le nuove generazioni hanno il diritto di ereditare.
La sfida è ardua, ma l’alternativa è inaccettabile.

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