“Angels of Nazareth” si configura come un’indagine fotografica e documentaria di profonda risonanza umana, un’immersione intima nella realtà di individui costretti a reinventarsi, a ricostruire un’esistenza frantumata dalla guerra.
Il progetto, curato da Hugo Weber, offre uno sguardo inedito sulla comunità Caritas che ha trovato rifugio all’interno della dismessa base militare sovietica di Nazareth, nei pressi di Drohobych, in Ucraina.
L’inaugurazione, prevista per giovedì 17 luglio alle ore 18 presso lo spazio espositivo PR2 di Ravenna, sarà preceduta da un incontro aperto al pubblico, “Angels of Nazareth: una doppia testimonianza dall’Ucraina”, un momento di dialogo e riflessione che promette di arricchire la comprensione del conflitto.
L’evento, moderato da CocciRotti Aps, vedrà la partecipazione dello stesso Hugo Weber, che presenterà il frutto di un anno di lavoro sul campo, e di Kateryna Ostapiuk, giovane studentessa ucraina rifugiata a Ravenna e portatrice di una prospettiva interna, pur distante dal fronte.
Weber, attraverso le sue immagini, ci introduce in un luogo atemporale, un microcosmo dove ferite fisiche e psicologiche si intrecciano con la necessità impellente di ricostruire legami, di superare le divisioni linguistiche e culturali che altrimenti condannerebbero a un isolamento soffocante.
La comunità che si è creata, seppur fragile e precaria, è una testimonianza potente della resilienza umana, un atto di resistenza silenzioso di fronte all’orrore.
Kateryna, a sua volta, offrirà una visione complementare, quella di una cittadina ucraina segnata dalla paura e dalla preoccupazione, ma ancorata con forza alle proprie radici e alla propria identità.
La sua esperienza, pur vissuta in un contesto diverso, rivela le profonde cicatrici lasciate dalla guerra, non solo nei territori contesi, ma anche nel tessuto sociale e nella psiche di un intero popolo.
Attraverso il confronto tra queste due voci distinte eppure interconnesse, “Angels of Nazareth” ambisce a trascendere le semplificazioni e le narrative mediatiche spesso riduttive, per restituire una rappresentazione più complessa e articolata della realtà ucraina.
La mostra, aperta al pubblico al termine dell’inaugurazione e poi dal 18 al 20 luglio, invita a una riflessione profonda sulla guerra, sulla sofferenza, ma soprattutto sulla capacità dell’essere umano di trovare speranza e umanità anche nei luoghi più inaspettati.
Un’occasione per confrontarsi con storie di coraggio, di perdizione e di una ritrovata convivenza, un atto di memoria per non dimenticare e un invito all’azione per un futuro di pace.