Il silenzio, denso e rispettoso, avvolse Piazza San Fedele nel momento in cui il feretro di Arnaldo Pomodoro, figura imprescindibile dell’arte contemporanea, giunse al suo ultimo viaggio terreno. La scomparsa, avvenuta a Milano il 22 giugno, alla soglia del centesimo compleanno, ha lasciato un vuoto incolmabile, non solo nel panorama artistico, ma nel cuore della città che tanto aveva amato e a cui aveva dedicato la sua inestimabile opera.La chiesa di San Fedele, teatro di celebrazioni artistiche e spirituali, era gremita di personalità del mondo dell’arte, della cultura e dell’amministrazione. Tra i presenti, figure di spicco come Gio Marconi, gallerista e mecenate, la giurista Livia Pomodoro, testimone di un’eredità familiare complessa e affascinante, Domenico Piraina, direttore della cultura comunale, Angela Vettese, storica dell’arte che ha saputo decifrare l’essenza della sua ricerca, Massimo Vitta Zelman, erede di una prestigiosa casa editrice come Skira, e Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura, a riprova dell’importanza cruciale che Pomodoro ha ricoperto nel tessuto sociale milanese.L’assessore Sacchi, con parole semplici ma sincere, ha sottolineato il profondo legame tra l’artista e la città. Pomodoro non è stato solo un creatore di opere d’arte, ma un interprete sensibile del suo tempo, capace di dialogare con il mondo attraverso un linguaggio universale, fatto di forme archetipiche e riflessioni profonde sull’esistenza umana. La sua arte, infatti, trascende i confini geografici e culturali, toccando le corde emotive di chiunque si confronti con essa.Consapevole del dolore che la perdita ha provocato, l’assessore ha manifestato la disponibilità del Comune a sostenere la famiglia nell’organizzazione di un commemorativo, un momento di riflessione e di celebrazione che permetta alla comunità di rendere omaggio a un artista di tale statura. La scelta dei luoghi per questa commemorazione sarà concordata con i familiari, in segno di rispetto per le loro volontà, e la città si renderà disponibile a fornire gli spazi necessari, consapevoli dell’impatto che la sua opera ha avuto sulla collettività.La semplicità del feretro, adornato da delicate calle bianche che richiamano la purezza e l’eleganza intrinseca all’arte di Pomodoro, rifletteva la sua personalità schiva e modesta, in netto contrasto con la grandezza del suo talento. L’artista, infatti, ha sempre preferito lasciare che le sue opere parlassero per sé, senza cercare clamori o riconoscimenti. Il suo silenzio, ora, si unisce al silenzio rispettoso della piazza, un monito a riflettere sull’importanza di preservare e diffondere l’eredità artistica di un uomo che ha contribuito a plasmare l’immaginario del nostro tempo. L’eco della sua opera continuerà a risuonare nei musei, nelle gallerie e nelle piazze di Milano, testimoniando la sua eterna presenza nel cuore della città e nel panorama dell’arte mondiale.
Arnaldo Pomodoro: Milano saluta un gigante dell’arte.
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