Bernini: L’Eco del Silenzio, un Labirinto di Genio

“L’Eco del Silenzio: Bernini e il Labirinto del Genio”Il Teatro dell’Ortica presenta “L’Eco del Silenzio: Bernini e il Labirinto del Genio”, un monologo intenso e suggestivo, scritto e diretto da Marco Martinelli con la preziosa collaborazione di Ermanna Montanari.
La rappresentazione, in scena il 13 e 14 dicembre all’Arena del Sole di Bologna (orari: 19:00 e 16:00), indaga la psiche tormentata di Gian Lorenzo Bernini, scrutando l’abisso del suo genio attraverso la lente deformante di una rivalità storica.

L’opera, una produzione congiunta del Teatro delle Albe/Ravenna Teatro ed Emilia Romagna Teatro Ert / Teatro Nazionale, si concentra su un singolo, cruciale giorno del 1667, il 3 agosto.

Non si tratta di una biografia convenzionale, ma di un’immersione psicologica in un momento di crisi esistenziale.
Sul palcoscenico, magistralmente allestito dalle scene evocative di Edoardo Sanchi, Marco Cacciola incarna Bernini, non come l’icona del Barocco trionfante, ma come un uomo fragile, consumato dall’ossessione del lavoro e lacerato da un’inestinguibile ambizione.

La scenografia, minimalista ma densa di simbolismi, evoca l’atelier dell’artista, spazio di creazione e di prigione, dove il marmo, la polvere di lapislazzuli e l’eco dei suoi demoni si confondono.
L’azione si articola attorno a un conflitto apparentemente banale: la disputa con Francesca Bresciani, un’intagliatrice di lapislazzuli che contesta il mancato pagamento.

Questa zattera di rabbia e frustrazione è lo spunto per scavare più a fondo, svelando l’ombra pervasiva di Francesco Borromini, non tanto come presenza fisica, quanto come costante riferimento, un’entità antagonista che alimenta le sue paure e le sue glorie.
Attorno a Bernini, si muovono le figure dei suoi allievi, giovani scultori a cui trasmette non solo le tecniche del mestiere, ma anche le regole non scritte dell’arte: come infondere sentimento nella pietra, come manipolare le emozioni per creare un’illusione di vita.

L’annuncio del suicidio di Borromini scuote Bernini, precipitando l’artista in una profonda crisi.

La furia si trasforma in un sentimento complesso, una miscela di pietà, invidia e, forse, una sorta di riconoscimento doloroso.
La morte del rivale libera in Bernini una riflessione amara sulla natura della creazione artistica, sulla competizione spietata che imperversa nel mondo del genio, e sulla solitudine ineluttabile di chi si spinge oltre i limiti umani.

È in questo momento di catarsi che emerge una verità sconcertante: solo chi è costantemente misurato e sfidato da un avversario può comprendere appieno la grandezza di un altro artista.
Martinelli, con la sua maestria drammaturgica, non si limita a riproporre un episodio storico.
Attraverso un gioco sapiente tra la voce narrante dell’attore e le emozioni del personaggio, “L’Eco del Silenzio” proietta la Roma del Seicento in un presente disturbato, un’epoca di straordinari progressi artistici e tecnologici, ma anche di profonda precarietà morale e sociale.

Un parallelo inaspettato con le nostre inquietudini contemporanee, invitando a riflettere sulla fragilità del talento, l’ambizione sfrenata e la ricerca ossessiva di un riconoscimento eterno.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap