“Le bambine”, l’opera prima delle sorelle Nicole e Valentina Bertani, si presenta come un’immersione straniante eppure profondamente familiare nell’estate del 1997.
Più che una narrazione lineare, il film si configura come un prisma attraverso cui la realtà infantile viene rifratta, rivelando le crepe e le distorsioni che celano la verità.
La frase di Nicole Bertani – “Tutto quello che sembra finzione è la realtà e quello che sembra più vero è finzione” – non è una semplice dichiarazione d’intenti, ma un codice di lettura per decifrare il mondo rappresentato.
La storia segue Linda (Mia Ferriccelli), una bambina strappata al lusso controllato di una villa svizzera, che si ritrova catapultata in un contesto sociale nuovo a Ferrara.
Qui, l’amicizia con Azzurra (Agnese Scazza) e Marta (Petra Scheggia) diviene un rifugio, un terreno di gioco per esplorare confini e ricercare una libertà che fatica a manifestarsi.
Le dinamiche tra le tre bambine, colte con una sensibilità acuta e mai didascalica, evocano un’epoca e un’esperienza condivisa da molte generazioni, ma filtrata attraverso una lente deformante, che ne altera le proporzioni e ne amplifica le ombre.
Il personaggio di Carlino (Milutin Dapčević), il babysitter queer, emerge come una figura catalizzatrice, un punto di rottura con le convenzioni sociali.
Il suo stile anticonformista, incarnato dall’abbigliamento in denim e dal foulard al collo, non è solo un elemento estetico, ma un simbolo di liberazione e di accettazione di sé.
Carlino diventa uno specchio per le bambine, un modello alternativo che le incoraggia a interrogarsi sulle proprie identità.
Le protagoniste, definite “zanzarine” nel titolo originale inglese, rappresentano una sintesi complessa di esperienze individuali.
Nicole e Valentina Bertani, affiancate dalla sceneggiatrice Maria Sole Limodio, hanno attinto a piene mani dalle proprie memorie infantili e dalle relazioni significative che le hanno segnate.
La ricerca di autenticità si traduce in una rappresentazione cruda e senza filtri della scoperta della sessualità, un tema affrontato con coraggio e delicatezza, capace di svelare sfaccettature del femminile raramente portate in luce.
Jessica Piccolo Valerani, interprete della madre di Azzurra e Marta, sottolinea l’impatto emotivo di questi dettagli inattesi, testimoniando una nuova onestà nel cinema italiano.
“Le bambine” si inserisce in un panorama cinematografico in rottura con le formule consolidate.
Le Bertani riconoscono un’affinità con opere che condividono un approccio autoriale audace e una ricerca stilistica originale, come “Patagonia” di Simone Bozzelli, “Amanda” di Carolina Cavalli, “Disco Boy” di Giacomo Abbruzzese o “Una sterminata domenica” di Alain Parroni.
Questo movimento, animato da una generazione di registi desiderosi di superare i limiti imposti dalla tradizione, mira a creare un collettivo coeso, capace di esprimere una visione del cinema più libera e innovativa.
Il film, in uscita nelle sale italiane nel 2026 grazie a Adler Entertainment, si preannuncia come un evento culturale significativo, un’opera che invita a riflettere sulla natura della realtà, sull’innocenza perduta e sulla forza trasformatrice dell’amicizia.