Il Festival “Mente Locale – Visioni sul Territorio” ritorna, consolidando il suo ruolo di piattaforma unica nel panorama cinematografico italiano.
La dodicesima edizione, curata da Leena Pasanen, si dispiegherà dal 25 ottobre al 2 novembre, estendendo la sua presenza oltre i confini urbani e abbracciando un territorio ricco di storia e comunità, tra Modena e Bologna (Loiano, Valsamoggia, Castelnuovo Rangone, Savignano sul Panaro, Vignola).
Questo approccio decentralizzato, voluto dall’Associazione Carta Bianca, mira a creare un dialogo diretto tra il cinema e il pubblico locale, superando le barriere dei tradizionali circuiti festivalieri.
Quest’anno, il concorso internazionale presenta diciotto opere cinematografiche, di cui sei in assoluta anteprima nazionale, affrontando tematiche globali complesse e profondamente radicate nelle realtà locali.
Dalle devastanti conseguenze delle alluvioni in Spagna alle complesse traiettorie dei rifugiati siriani, dalla guerra in Ucraina alla ricerca di un’identità perduta nel cuore del Sud americano, il festival si propone di offrire uno sguardo onesto e corale sul mondo contemporaneo.
Tra le opere in anteprima italiana, spicca “We Are Inside” di Farah Kassem, un toccante viaggio di ritorno nella città natale, Tripoli, che interseca la memoria personale con quella collettiva attraverso il linguaggio universale della poesia, offrendo uno spunto di riflessione sulla diaspora e sulla ricerca delle radici.
Il percorso di “Dear Audience” di Enrico Baraldi accompagna due attrici ucraine, Yulia e Natalia, nel loro tentativo di ricostruire una vita spezzata dalla guerra e di ritrovare il palcoscenico a Bologna, mentre “Radio Solaire” di Federico Bacci e Francesco Eppesteingher narra l’incredibile storia di Giorgio Lolli, un rivoluzionario delle onde radio che, con la sua visione lungimirante, ha contribuito a dare voce e dignità a intere comunità africane, creando un ponte tra culture e superando confini geografici.
In un’epoca caratterizzata dalla sovrabbondanza di immagini e dalla velocità con cui le notizie ci investono, il cinema documentario assume un ruolo cruciale come strumento di comprensione e di empatia.
Non si limita a riportare eventi, ma li interpreta, li contestualizza, li umanizza.
Come sottolinea Giulio Giunti, direttore organizzativo del Festival, l’esperienza cinematografica offre uno spazio di riflessione più ampio e mediato, un invito a guardare oltre la superficie, a comprendere le sfumature, a riconoscere la comune umanità che ci lega, indipendentemente dalla distanza geografica o culturale.
Il festival si configura quindi non solo come vetrina di opere cinematografiche di qualità, ma come vero e proprio laboratorio di idee, un luogo di incontro e di scambio, un motore di cambiamento sociale.
L’obiettivo è alimentare un dialogo costruttivo, promuovere la consapevolezza critica e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità globale.