Philip Glass – Études: Musica, Danza e Visioni al Comunale

Il suono ripetitivo e ipnotico di Philip Glass, maestro indiscusso del minimalismo americano, assume una nuova dimensione scenica con “Philip Glass – Études”, progetto innovativo che unisce danza, musica e arti visive.
Lo spettacolo, frutto della collaborazione tra Change Performing Arts e MP3 Dance Project, approda al Comunale Nouveau di Bologna il 23 e 24 settembre, celebrando il traguardo dei trent’anni dagli Studi del 1994 e inaugurando una riflessione sull’evoluzione della sua opera.

L’iniziativa vede la direzione artistica affidata a Lucinda Childs, figura di spicco nel panorama della danza contemporanea, Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 2017, e a Oscar Pizzo per la parte musicale.
Childs, reduce dal toccante “Relative Calm” realizzato in memoriam Robert Wilson, con cui ha condiviso un percorso artistico profondo, porta in scena un’esperienza che si nutre di un passato comune con Glass, risalente al monumentale “Einstein on the Beach” del 1976, un’opera che ha ridefinito i confini tra musica, danza e teatro.

“Philip Glass – Études” non è una semplice trasposizione scenica degli Studi.
Si tratta di un’esplorazione multidisciplinare che integra i dodici brani originali con nuove creazioni artistiche commissionate a un team internazionale di coreografi, musicisti e videoartisti.
La coreografia di Childs si intreccia con quelle di Cassi Abranches, Shintaro Hirahara, Llewellyn Mnguni (anche interprete della sua creazione), e Michele Pogliani, direttore artistico di MP3 Dance Project.

La dimensione visiva è arricchita dalla videoarte di Fabio Cherstich, Shirin Neshat, Hiroshi Sugimoto e dal collettivo Anagoor, che creano ambienti immersivi e suggestioni evocative.

L’elemento musicale, vivo e registrato, costituisce l’asse portante dello spettacolo.

Simone Sgarbanti al pianoforte e Anna Liisa Eller al kannel, strumento a corde pizzicate estone, offrono un dialogo intimo con le registrazioni orchestrali degli arrangiamenti originali degli Études, elaborati da figure come il musicista turco Kudsi Erguner, il compositore sudafricano Philip Miller e la giapponese Mana Yoshinaga, virtuosa del koto.
Questa stratificazione sonora non solo amplifica l’impatto emotivo degli Studi, ma invita anche a una riflessione sulla diversità culturale e sulle possibilità di interpretazione di un linguaggio musicale apparentemente rigido e ripetitivo.
Lo spettacolo si configura quindi come un omaggio al genio di Glass, ma anche come un esperimento audace, volto a svelare nuove sfaccettature del suo universo compositivo e a stimolare una riflessione sulla natura della creatività e sulla sua capacità di trascendere i confini disciplinari.

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