Il Ravenna Festival, giunto alla sua XXXVI edizione, si apre con una celebrazione delle fondamenta del canone classico, un omaggio a Mozart e Beethoven interpretato con l’autorità di un maestro di casa, Riccardo Muti. La sua presenza, sempre vibrante e stimolante, è un elemento imprescindibile dell’identità del Festival, un punto di riferimento culturale per la città e per un pubblico vasto e appassionato. L’apertura ufficiale, sabato 31 maggio al Pala De André, vedrà Muti al timone dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, accompagnato dal talento emergente del violinista Giuseppe Gibboni, vincitore del prestigioso Premio Paganini.L’edizione di quest’anno si articola attorno al tema “Dove c’è musica non può esserci alcun male”, una riflessione profonda che trascende la semplice esecuzione musicale, evocando un’utopia di armonia e redenzione. Questa dichiarazione, risonante con l’aforisma cervantino attribuito a Sancho Panza, suggerisce un’esperienza di ascolto come spazio di elevazione spirituale e catarsi emotiva, un rifugio dalla discordia del mondo.Il concerto inaugurale si preannuncia come un percorso narrativo attraverso l’universo beethoveniano e mozartiano, un dialogo tra due giganti che hanno plasmato la storia della musica. L’apertura è affidata all’imponente *Coriolan* (Ouverture in Do minore, Op. 62), un’opera di Beethoven che incarna una drammaticità intensa e inquieta, un turbine di emozioni contrapposte che confluiscono in un’unità espressiva potente. Composta in un periodo di grande fermento creativo, questa ouverture rivela la maestria di Beethoven nel manipolare la tensione e il rilascio emotivo, un marchio distintivo del suo genio.Segue il Quarto Concerto per violino e orchestra in Re maggiore di Mozart, un’opera che incarna l’eleganza e la grazia del genio salisburghese. Composto in gioventù, il concerto è un trionfo della melodia e dell’orchestrazione, un omaggio alla versatilità e al fascino del violino. L’abilità di Mozart nel creare un equilibrio perfetto tra lo strumento solista e l’orchestra è evidente in ogni movimento, dalla leggerezza del primo tempo al lirismo struggente dell’Andante cantabile, fino all’esuberanza e alla giocosità del finale.A concludere il concerto, un ulteriore assaggio del genio beethoveniano con la Settima Sinfonia in La maggiore, Op. 92. Quest’opera, composta nel 1812, è un’esplosione di energia e vitalità, un monumento alla gioia creativa e alla luce. La sua inesorabile slancio ritmico, osservato con acume da Richard Wagner, ha portato a definirla come un’apoteosi della danza, un invito a celebrare la vita con entusiasmo e passione.L’impegno di Muti con il Ravenna Festival non si limita all’esecuzione musicale. Nei giorni successivi, domenica 1 e lunedì 2 giugno, il maestro guiderà un’intensa masterclass per oltre tremila coristi provenienti da tutta Italia, nell’ambito del progetto “Cantare amantis est”. Questa iniziativa, volta a promuovere la cultura corale e a formare i giovani talenti, testimonia la dedizione di Muti alla trasmissione del patrimonio musicale italiano e alla crescita della comunità. Un’eredità preziosa che arricchisce il Ravenna Festival e lo consolida come un punto di riferimento imprescindibile nel panorama culturale nazionale.
Ravenna Festival: Muti apre con Mozart e Beethoven
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