Ravenna Festival, con la sua consueta ambizione e sguardo rivolto all’eccellenza, propone un giugno intriso di profonda risonanza musicale e significato simbolico. Al centro dell’attenzione, un evento inedito e ambizioso: “Cantare Amantis”, un’iniziativa che trascende la mera esecuzione per divenire un vero e proprio laboratorio corale aperto alla comunità.Guidato dal maestro Riccardo Muti, “Cantare Amantis” raccoglie un’onda di voci provenienti da ogni angolo d’Italia. Oltre tremila partecipanti, di varia estrazione – cori professionisti e amatoriali, voci soliste emergenti e consolidate, giovani promesse e interpreti esperti – si riuniranno per un’esperienza intensiva, un crocevia di talenti che si fondono in un unico, potente organismo sonoro. Non una semplice audizione, ma una masterclass immersiva, un’opportunità irripetibile per studiare a fondo, approfondire e mettere in pratica le più significative pagine del repertorio corale verdiano. Da “Patria oppressa” a “Va’ pensiero”, passando per le passioni di “Jerusalem!”, l’opera di Verdi, attraverso le mani sapienti di Muti, si rivelerà in tutta la sua forza drammatica e la sua capacità di commuovere.Parallelamente, il festival si volge a celebrare un pilastro della musica occidentale: Giovanni Pierluigi da Palestrina. Il cinquecentesimo anniversario della sua nascita sarà commemorato con la presenza dei Tallis Scholars, ensemble di fama internazionale guidato da Peter Phillips. La scelta del repertorio è particolarmente significativa: un dialogo illuminante tra le composizioni di Palestrina e quelle del contemporaneo Arvo Pärt, figura di spicco della musica del nostro tempo. Questo confronto non è casuale, ma riflette l’influenza profonda che Palestrina ha esercitato su generazioni di compositori, da Handel a Beethoven, plasmando il linguaggio della musica sacra e gettando le basi per sviluppi futuri. L’esecuzione della *Missa brevis* di Palestrina, con la sua raffinata commistione di contrappunto e omofonia, si affiancherà alle *Lamentazioni* e al *Surge, illuminare, Jerusalem*, opere che anticipano le forme corali dei secoli successivi. L’esecuzione del *Nunc dimittis*, proposto anche nella tecnica tintinnabuli di Pärt, e il *Da pacem*, che recupera lo stile dei mottetti rinascimentali, creerà un ponte affascinante tra epoche e sensibilità artistiche.Un ulteriore gesto di apertura e di sguardo al futuro è l’omaggio alla città di Reykjavík, committente dell’opera *Which Was the Son…; the genealogy of Jesus (according to Luke)*. Quest’opera, destinata a un coro di giovani provenienti dalle capitali europee della cultura, simboleggia un’aspirazione universale alla fratellanza e alla condivisione, un messaggio di speranza che risuona con particolare forza nel contesto attuale. Ravenna Festival, ancora una volta, si conferma un punto di riferimento imprescindibile per gli appassionati di musica, un luogo dove la tradizione si incontra con l’innovazione, e dove la bellezza continua a illuminare il nostro cammino.