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mercoledì 12 Novembre 2025

Rizzoli, un teatro d’arte tra scienza e cura

Riscrivere il concetto di ospedale, proiettandolo verso un’esperienza umana più ricca e consolatoria per pazienti e loro familiari, è l’ambizioso obiettivo che anima l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Questa visione si concretizza con l’inaugurazione di “Gran Teatro Anatomico”, un progetto artistico innovativo a cura della compagnia Archiviozeta, che trasformerà temporaneamente gli spazi monumentali dell’ospedale – la Sala del Vasari, la Biblioteca, i corridoi evocativi – in un palcoscenico di riflessione e resilienza.
Andrea Rossi, direttore generale dell’Istituto, ha sottolineato come il teatro, in questa sua veste inedita, si configuri come un potente strumento terapeutico.

L’arte, capace di generare emozioni profonde e di abbattere le barriere emotive, si fa veicolo di speranza e di conforto in un ambiente spesso associato a dolore e sofferenza.

La presenza consolidata di Archiviozeta all’interno dell’Istituto testimonia un impegno continuo nella ricerca di nuove modalità di dialogo tra arte, scienza e cura.

Daniele Del Pozzo, assessore alla cultura del Comune di Bologna, ha esaltato l’approccio trasgressivo di Archiviozeta, capace di ridefinire i confini del teatro e di aprire nuove prospettive di percezione del reale.

Il progetto, in linea con una politica culturale orientata alla contaminazione e all’innovazione, offre al pubblico un’occasione unica per confrontarsi con un’esperienza estetica e intellettuale stimolante.

“Gran Teatro Anatomico” è un’azione teatrale itinerante che attinge a piene mani dalla poetica e dalla narrazione di Olga Tokarczuk, premio Nobel per la Letteratura 2018.

L’opera si articola in tre episodi distinti, ma interconnessi, che esplorano la complessità del corpo umano come microcosmo, specchio dell’universo, terreno di conflitto e di ricerca incessante di equilibrio.
Un viaggio attraverso epoche e luoghi diversi – l’Olanda del XVII secolo, teatro di dissezioni e di insegnamenti anatomici; la Vienna del Settecento, avvolta nell’aura macabra delle Wunderkammern coloniali, testimoni di un’epoca segnata da pregiudizi e disuguaglianze; la Parigi di metà Ottocento, colta nell’addio commosso a Fryderyk Chopin – per interrogarsi sul significato della vita, della morte e della fragilità.
La drammaturgia, le scenografie e le suggestioni visive dell’opera dialogano costantemente con un immaginario ricco di riferimenti iconografici.

I dettagli si ispirano ai disegni anatomici cinquecenteschi di Andreas Vesalius, considerato il padre dell’anatomia moderna, e agli atlanti anatomici di Paolo Mascagni, pioniere nello studio del sistema linfatico e autore di “Anatomiae Universae”, un tesoro conservato nella Biblioteca Umberto I del Rizzoli.

L’intreccio tra arte, scienza e storia si propone di illuminare le connessioni profonde che legano l’essere umano al cosmo, invitando a una riflessione sulla condizione umana nella sua interezza, tra mistero e meraviglia.

Le quindici repliche previste fino al 23 novembre rappresentano un’opportunità irripetibile per l’intera comunità di immergersi in un’esperienza artistica capace di trasformare la percezione dell’ospedale e di arricchire il percorso di cura.

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