L’analisi congiunturale del settore artigiano manifatturiero in Emilia-Romagna, relativa al primo trimestre del 2025, rivela un quadro complesso e articolato, segnato da una contrazione della produzione interna ma da una significativa resilienza, e persino crescita, nel segmento delle esportazioni.
I dati, elaborati da Camere di Commercio e Unioncamere Emilia-Romagna, evidenziano una flessione complessiva del 3,7% nella produzione, un calo del fatturato del 3,6% e una diminuzione degli ordini pari al 3%, performance che superano la media regionale dell’industria, attestandosi al 3,2%.
Questo scenario di rallentamento interno contrasta con la performance positiva delle vendite internazionali, che mostrano un incremento del fatturato del 7,8%, supportato da un aumento degli ordini provenienti dall’estero del 2,2%.
Tale dinamica suggerisce una crescente dipendenza del settore artigiano emiliano-romagnolo dai mercati globali, e sottolinea la capacità di queste imprese di competere su scala internazionale, sebbene a fronte di sfide interne.
A fine marzo, il tessuto imprenditoriale artigiano regionale contava 24.
236 imprese attive, registrando una contrazione del 2,8% rispetto all’anno precedente, corrispondente a una perdita di 697 unità, un dato particolarmente significativo, equivalente a quasi due chiusure al giorno.
Questo decremento, purtroppo, riflette le difficoltà strutturali che il settore sta affrontando, potenzialmente accentuate da fattori macroeconomici globali, costi energetici elevati, e una crescente pressione competitiva.
L’analisi delle tipologie di impresa rivela un’evoluzione nel panorama aziendale.
Le società di capitale, considerate più strutturate e con maggiori capacità di investimento, mantengono una quota stabile, rappresentando il 18,4% del totale delle imprese artigiane.
Al contrario, si registra una diminuzione sia delle società di persone (-343 imprese, -5,6%), tradizionalmente caratterizzate da una maggiore flessibilità ma anche da una maggiore vulnerabilità, sia delle ditte individuali (-343 unità, -2,4%), spesso soggette a limiti di risorse e capacità di crescita.
La persistenza di una quota stabile delle società di capitale, in un contesto di contrazione generale, potrebbe indicare una tendenza alla concentrazione del settore, con imprese più solide che assorbono quelle più deboli.
Tuttavia, la diminuzione delle ditte individuali e delle società di persone solleva preoccupazioni circa la perdita di know-how, la frammentazione del tessuto produttivo e la potenziale erosione del patrimonio artigianale regionale.
Ulteriori approfondimenti saranno necessari per comprendere appieno le cause di queste dinamiche e per formulare politiche di supporto mirate a preservare la vitalità e la competitività del settore artigiano emiliano-romagnolo.