Il 19 novembre si apre una nuova fase per Cantine Brusa, prestigiosa realtà agroindustriale radicata nel cuore della Toscanella di Dozza (Bologna), con una base d’asta fissata a tre milioni di euro.
L’asta, gestita sotto la supervisione del Tribunale di Bologna, segna il punto culminante di un percorso complesso e travagliato, volto a salvaguardare il patrimonio produttivo e le competenze di un’azienda storica nel settore della trasformazione della vite.
La decisione di procedere alla vendita all’asta del complesso aziendale, un unico lotto indivisibile, è stata preceduta da un’autorizzazione alla liquidazione dei beni, emessa dal giudice delegato Antonella Rimondini, e dalla nomina del notaio Gemma Parisi come delegato alla vendita e Carlo Alfonso Lovato in qualità di curatore fallimentare.
Cantine Brusa, fino a recenti tempi, rappresentava un importante polo occupazionale per circa quaranta lavoratori, incarnando un tessuto sociale e produttivo significativo per il territorio.
La richiesta di accesso alla Composizione Negoziata della Crisi (CNC), presentata a dicembre 2024, era stata una disperata velleità di risanamento, tentando di fronteggiare una crisi strutturale esacerbata dal fallimento di un piano di concordato preventivo, avviato nel lontano 2016.
La CNC, tuttavia, si è rivelata impraticabile a giugno, conducendo ineluttabilmente alla dichiarazione di fallimento e alla conseguente necessità di liquidare il patrimonio aziendale.
Le difficoltà che hanno condotto alla situazione attuale affondano le radici in un passato turbolento.
Già nel 2015, l’azienda è stata coinvolta in un’indagine giudiziaria che ha portato alla luce pratiche di adulterazione dei semilavorati, danneggiando irreparabilmente la reputazione e la fiducia dei clienti e del mercato.
Questo evento, sommato a fattori congiunturali e a gestioni complesse, ha contribuito a erodere la solidità finanziaria dell’azienda, rendendo sempre più difficile l’onere del debito accumulato.
Oltre all’aspetto strettamente economico e giudiziario, il caso Cantine Brusa solleva interrogativi significativi sul futuro del settore agroindustriale italiano, sulla sua capacità di innovare, di affrontare le sfide globali e di mantenere un equilibrio tra sostenibilità ambientale, responsabilità sociale e competitività di mercato.
L’asta rappresenta un’opportunità, seppur dolorosa, per ridare vita a un’azienda con un potenziale inespresso, preservando al contempo le competenze e le conoscenze accumulate nel corso di decenni di attività.
La speranza è che un nuovo soggetto investitore possa cogliere questa sfida, rilanciando la produzione, recuperando la fiducia dei consumatori e contribuendo allo sviluppo del territorio bolognese.







