L’Emilia-Romagna, locomotiva industriale del Paese, sta vivendo un periodo di crescente fragilità occupazionale, come evidenziato da un’analisi approfondita dell’Ufficio Studi Uil.
I dati relativi al primo semestre 2025 rivelano un aumento del 21,5% nelle ore di cassa integrazione e fondi di solidarietà gestite dall’INPS, superando la soglia dei 34 milioni di ore autorizzate.
Questo dato, apparentemente tecnico, cela una realtà preoccupante: un’erosione del tessuto produttivo che impatta direttamente sulla vita di migliaia di lavoratori e sulle loro famiglie.
L’incremento non è omogeneo sul territorio regionale.
Se la cassa ordinaria ha subito un aumento dell’11,7%, rappresentando oltre 20 milioni di ore, la crescita della cassa straordinaria è esponenziale, raggiungendo il 38% e avvicinandosi ai 13 milioni di ore.
Province come Piacenza, Forlì-Cesena e Modena, tradizionalmente fulcro di settori chiave come la metalmeccanica, l’agroalimentare e la ceramica, mostrano i segnali di difficoltà più accentuati, con aumenti che superano la media regionale.
Le eccezioni di Rimini e Parma, con lievi cali, non mitigano l’allarme generale.
Marcello Borghetti, segretario della Uil Emilia-Romagna, interpreta questi numeri non come fluttuazioni congiunturali, ma come manifestazioni di una crisi strutturale, radicata in un profondo vuoto di visione strategica a livello nazionale.
La mancanza di una politica industriale robusta, capace di anticipare e gestire le sfide poste dalle rapide trasformazioni tecnologiche e dai mutamenti dei mercati globali, si rivela un fattore di vulnerabilità critica.
L’accordo commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti, con l’esclusione di auto e componentistica dall’applicazione di dazi agevolati, aggrava ulteriormente la situazione.
Questo settore, strategico per l’economia regionale, con un export verso gli Stati Uniti che supera i 10 miliardi di euro e coinvolge più di 6.000 imprese, si trova penalizzato in un contesto già di per sé complesso.
La Uil denuncia questa anomalia, evidenziando come le scelte a livello europeo possano avere conseguenze dirette e negative sulla competitività delle imprese emiliano-romagnole.
In risposta a questa situazione, la Uil ha sollecitato il Presidente della Regione, Michele de Pascale, a rilanciare il Patto per il Lavoro, un’iniziativa volta a promuovere l’occupazione e la formazione professionale.
Al governo nazionale sono stati richiesti interventi mirati per tutelare i posti di lavoro e i redditi, vincolare l’erogazione di aiuti pubblici alla salvaguardia dell’occupazione e alleggerire il carico fiscale gravante su lavoratori e pensionati, liberando risorse fondamentali per la ripresa economica e sociale.
La richiesta è chiara: è necessario un cambio di passo, un piano strategico che metta al centro la protezione del lavoro e la promozione di uno sviluppo sostenibile e inclusivo, capace di rispondere alle sfide del futuro.
La resilienza dell’Emilia-Romagna e la tutela del suo capitale umano dipendono da scelte politiche coraggiose e lungimiranti.