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Emilia-Romagna: rallentamento industriale, ma segnali di ripresa

Il tessuto industriale emiliano-romagnolo, tradizionalmente motore di crescita per l’intera nazione, ha attraversato un secondo trimestre del 2024 caratterizzato da una contrazione, seppur moderata, delle proprie performance.

I dati congiunturali, elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con Confindustria e Intesa Sanpaolo, rilevano una diminuzione della produzione dello -1,4% e del fatturato dello -1,3% tra aprile e giugno.
Nonostante questo scenario, emergono segnali contrastanti che delineano una situazione più complessa e articolata.
La stabilità degli ordini complessivi, unitamente alla crescita dell’1% degli ordini provenienti dall’estero – dato che non si registrava da diciotto mesi – suggerisce una resilienza del sistema produttivo e una potenziale ripresa futura.
Questa dinamica positiva, in particolare, indica un’attenzione crescente dei mercati internazionali verso i prodotti “Made in Emilia-Romagna”, sebbene la performance non sia omogenea a livello geografico.
L’analisi approfondita rivela una polarizzazione dei flussi commerciali.

Mentre le esportazioni verso i Paesi extra-UE mostrano un calo significativo (-5%), evidenziando le sfide poste da un contesto geopolitico incerto e da nuove dinamiche di competitività globale, i mercati europei si mantengono solidi, registrando una crescita del +1,5%.

Questa resilienza europea è cruciale per compensare parzialmente le difficoltà riscontrate in altre aree del mondo.
La presidente di Confindustria regionale, Annalisa Sassi, ha sottolineato come il rallentamento delle esportazioni abbia impattato negativamente su tutti i comparti industriali, sebbene l’edilizia e i servizi abbiano contribuito a mitigare l’effetto negativo sulla produzione manifatturiera.

Questa diversificazione del peso economico tra i settori è un elemento di stabilità per il sistema regionale.
La proiezione di un Pil regionale in crescita dello 0,8% per il 2024, pur in un contesto di incertezza, riflette la capacità di adattamento e la solida base industriale dell’Emilia-Romagna.
Tuttavia, l’aumento del 20% delle richieste di cassa integrazione rispetto all’anno precedente e, seppur contenuta, la persistente preoccupazione per l’occupazione richiedono un’attenzione particolare da parte delle istituzioni e delle imprese.

È necessario implementare politiche di supporto all’innovazione, alla formazione e alla riconversione professionale per garantire la competitività e la sostenibilità del tessuto produttivo e preservare il capitale umano, elemento fondamentale per il futuro sviluppo economico della regione.

L’analisi congiunturale evidenzia, in definitiva, una fase di transizione per l’industria emiliano-romagnola, che dovrà affrontare nuove sfide, sfruttando al contempo le opportunità offerte da un mercato globale in continua evoluzione.

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