La vicenda di due lavoratrici licenziate dalla Interpuls di Albinea ha innescato una significativa mobilitazione sindacale, testimoniando un profondo senso di solidarietà tra i lavoratori e un netto dissenso verso le scelte aziendali. Lo sciopero, promosso dalla Fiom-Cgil di Reggio Emilia, ha visto la partecipazione di numerosi colleghi, un segnale tangibile di preoccupazione per un clima lavorativo eroso da logiche apparentemente prive di umanità.Al cuore della disputa si pone l’introduzione di un nuovo software gestionale, giustificazione addotta dall’azienda per la decisione di interrompere il rapporto di lavoro con le due dipendenti. La Fiom Reggiana solleva dubbi significativi sull’effettiva operatività del sistema, denunciando un’anticipazione ingiustificata dei tempi e, più in generale, un approccio superficiale che ignora il valore del capitale umano. Le lavoratrici coinvolte, contattate telefonicamente, esprimono sgomento per la modalità “all’americana” con cui è stato loro comunicato il licenziamento, sottolineando un’assenza di rispetto e considerazione per il loro percorso professionale.La vicenda non è isolata, ma si inserisce in un contesto più ampio di preoccupazioni legate all’applicazione del “Jobs Act”. La Fiom Reggiana denuncia come la normativa, apparentemente flessibile, possa favorire pratiche discriminatorie e incentivare comportamenti aziendali che penalizzano i lavoratori, offrendo una patina di legalità a scelte motivate da logiche puramente economiche. L’azione sindacale non si limita alla protesta, ma si propone di perseguire attivamente la giustizia attraverso vie legali, con l’obiettivo di contestare la validità del licenziamento e di tutelare i diritti delle lavoratrici.La mobilitazione rappresenta un campanello d’allarme per l’intera area industriale, evidenziando la necessità di un ripensamento delle politiche aziendali e di una maggiore attenzione al benessere dei lavoratori. La solidarietà espressa dai colleghi testimonia la consapevolezza che la tutela dei diritti non è solo una questione individuale, ma un impegno collettivo volto a garantire un futuro lavorativo più equo e sostenibile. La vicenda Interpuls si configura quindi come un caso emblematico di come l’innovazione tecnologica, se non accompagnata da un adeguato quadro etico e sociale, possa trasformarsi in un fattore di disuguaglianza e di precarizzazione del lavoro. L’impegno della Fiom resta fermo nella difesa dei diritti e nella ricerca di soluzioni che coniughino progresso tecnologico e tutela del capitale umano.
Licenziate Interpuls: Mobilitazione Sindacale e Dubbi sul Jobs Act
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