Quarantacinque anni dopo, l’eco delle voci dei familiari delle vittime risuona con forza all’interno delle sentenze giudiziarie, documenti che meritano ampia diffusione e attenta riflessione da parte di tutta la società, a partire dalle istituzioni.
È un appello che emerge dalle parole della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, a conclusione della cerimonia commemorativa a Bologna, un monito rivolto anche in risposta alle recenti dichiarazioni della Ministra dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, che ne discostano le posizioni.
La vicenda della strage del 2 agosto 1980 non è semplicemente un capitolo di cronaca nera, ma un complesso intreccio di verità negate, depistaggi orchestrati e silenzi complici.
L’impegno incessante dell’associazione dei familiari, affiancato dalla tenacia della Procura Generale di Bologna, ha rappresentato un baluardo contro tentativi di occultamento e pressioni politiche che, purtroppo, continuano a lasciare tracce nel presente.
Senza la loro determinazione, la verità sarebbe rimasta sepolta sotto strati di omertà e falsi alibi, condannando le vittime a un’oblio ingiusto.
Riconoscere il ruolo cruciale di questi attori significa ammettere le fragilità del sistema giudiziario e le responsabilità di chi, a vario titolo, ha contribuito a ritardare l’accesso alla giustizia.
Gli avvocati difensori di parte civile, con la loro opera di ricerca e di difesa dei diritti delle vittime, hanno ricevuto un sentito plauso dalla piazza, testimoniando la consapevolezza collettiva dell’importanza del loro contributo.
La strage di Bologna non è una ferita rimarginata, ma una cicatrice profonda che richiede una costante vigilanza e un rinnovato impegno civile.
La pubblicazione e lo studio delle sentenze non sono un esercizio di memoria fine a sé stesso, bensì uno strumento indispensabile per comprendere le dinamiche del terrorismo, per contrastare le derive ideologiche che lo alimentano e per garantire che simili tragedie non si ripetano.
Si tratta di un dovere morale nei confronti delle vittime e dei loro familiari, e di un investimento nel futuro di una società più giusta e consapevole.
La memoria non può essere un optional, ma un pilastro fondamentale dell’identità democratica.