La regione dell’Emilia-Romagna è pronta a sperimentare un nuovo tipo di governance, caratterizzato dalla concomitanza tra la vittoria del centrosinistra al primo turno e una significativa presenza politica di gruppi diversi all’interno dello stesso schieramento. Questa situazione pone il problema se le scelte dei cittadini siano in grado di rispecchiare i principi della democrazia diretta, o piuttosto se quest’ultima sia stata sostituita da un sistema in cui il consenso si ottiene attraverso l’accordo tra le diverse componenti politiche.In questo contesto si sta svolgendo la consultazione elettorale per scegliere il nuovo sindaco di Ravenna, che dovrà occuparsi della città in sostituzione del presidente Michele De Pascale, attualmente impegnato nella sua nuova funzione di Presidente della Regione Emilia-Romagna.I candidati alle elezioni sono sette e sono sostenuti da ben 18 liste. Le conseguenze di questa divisione all’interno dello stesso schieramento saranno importanti per la città di Ravenna, ma non solo: se nessuno dei candidati raggiungerà l’obiettivo del 50% dei voti, ci sarà bisogno di un ballottaggio il prossimo 8 e 9 giugno.Per comprendere appieno l’impatto della situazione in corso, è necessario considerare non solo le sfide che si presentano ai candidati del centrosinistra, ma anche la posizione dei principali attori politici coinvolti.
Ravenna sceglie il suo nuovo sindaco tra sette candidati su 18 liste per la città e la Regione Emilia-Romagna
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