La comunità scientifica e le autorità regionali sarde sono in stato di allerta a seguito della rilevazione del primo focolaio di Dermatite Nodulare Contagiosa (Lumpy Skin Disease – LSD) in un allevamento bovino situato nel territorio nuorese. Questa emergenza, che si configura come una sfida complessa per il settore zootecnico sardo, ha immediatamente mobilitato un’unità di crisi congiunta, composta da rappresentanti della Regione, delle Aziende Sanitarie Locali e del Ministero della Salute, per una valutazione approfondita della situazione e l’adozione di contromisure mirate.La LSD è una patologia virale di origine africana, caratterizzata da un elevato grado di contagiosità e dalla trasmissione, principalmente, attraverso vettori artropodi come zanzare, mosceri e zecche. I sintomi riscontrabili negli animali infetti includono la comparsa di noduli cutanei, spesso estesi e dolorosi, febbre, riduzione significativa della produzione di latte – con conseguenze dirette sulla redditività degli allevamenti – e, in alcuni casi, un andamento acuto che può portare alla mortalità. Pur non rappresentando un rischio per la salute umana, la malattia ha un impatto economico dirompente sull’allevamento, determinando perdite produttive considerevoli e limitazioni al commercio di bestiame, con ripercussioni sulla filiera agroalimentare.La rapidità di risposta delle autorità sanitarie è testimoniata dalle misure precauzionali immediatamente attuate. Inizialmente, è stato disposto un blocco generalizzato alla movimentazione di tutti gli animali da allevamento – bovini, suini, ovicaprini ed equidi – nei 52 comuni di competenza della ASL di Nuoro. Questa decisione, seppur ampia, mirava a contenere la potenziale diffusione del virus. Successivamente, a seguito di una più precisa definizione dell’area a rischio confermata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, la restrizione è stata focalizzata sulla movimentazione dei soli bovini, definendo un raggio di 20 chilometri come “zona protetta” e un’area di sorveglianza estesa fino a 50 chilometri.L’evento solleva interrogativi cruciali riguardanti la vulnerabilità del bestiame sardo, in particolare in un contesto climatico che favorisce la proliferazione dei vettori della malattia. L’emergenza richiede un approccio multidisciplinare, che includa il monitoraggio costante delle aree a rischio, l’implementazione di strategie di controllo dei vettori (come la lotta larvicida e l’utilizzo di insetticidi), il rafforzamento dei sistemi di sorveglianza e diagnosi precoce, e la promozione di una maggiore consapevolezza tra gli allevatori. Inoltre, si rende necessaria una riflessione approfondita sulla necessità di investimenti mirati al potenziamento della ricerca scientifica e allo sviluppo di vaccini efficaci, al fine di prevenire future emergenze sanitarie e tutelare la zootecnia sarda, un settore strategico per l’economia regionale. La collaborazione internazionale, con lo scambio di conoscenze e buone pratiche, si rivela imprescindibile per affrontare questa sfida globale.
Allerta in Sardegna: Primo focolaio di Lumpy Skin Disease
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