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Assolto Stefano Sini: fine del processo per la morte di Ortu

Il Tribunale di Sassari ha assolto Stefano Sini, dirigente Anas, da tutte le accuse legate alla tragica scomparsa di Alessandro Ortu, avvenuta nel maggio 2018.
La vicenda, che aveva portato Sini a un processo per presunta colpa derivante da negligenza, imprudenza e imperizia professionale, si chiude con una sentenza che lo proscioglie, sancendo l’insussistenza del fatto.

L’imputazione originaria gravava su Sini, in qualità di responsabile del Centro manutenzioni del Compartimento Anas della provincia di Sassari, per non aver predisposto una segnalazione specifica di pericolo di allagamento nel tratto stradale teatro dell’incidente, contribuendo così alla morte traumatica di Ortu.
Tuttavia, il processo ha permesso di ricostruire una dinamica ben più complessa di una semplice omissione segnaletica.

La drammatica conclusione fu l’incendio che carbonizzò l’auto di Ortu, dopo che aveva perso il controllo del veicolo a causa dell’acqua presente sulla carreggiata e si era impattato violentemente contro un pilone di un cavalcavia sulla statale 291.
L’inchiesta, condotta con meticolosità, ha rivelato che la segnaletica esistente sul tratto stradale era, in realtà, conforme alle normative e adeguata alla situazione meteorologica e alle condizioni del fondo stradale.
L’assenza di ulteriori segnali specifici non risultava quindi essere la causa determinante della tragedia.

L’analisi tecnica del veicolo guidato da Ortu ha inoltre evidenziato una serie di criticità che hanno contribuito a rendere la situazione più pericolosa.

Si trattava di un’autovettura datata, con oltre vent’anni di età, la cui revisione era scaduta da due mesi, rendendone la circolazione irregolare.
La condizione degli pneumatici posteriori, particolarmente usurati, ha compromesso l’aderenza e la stabilità del veicolo, aumentando la difficoltà di controllo in condizioni di scarsa visibilità e su una superficie bagnata.
Gli accertamenti sulla velocità di marcia, a dispetto dell’intensità delle precipitazioni, hanno rilevato che Ortu stava procedendo a una velocità compresa tra gli 85 e i 100 chilometri orari, notevolmente superiore al limite imposto di 50 km/h.

Questo dato, unitamente alle precarie condizioni del veicolo e alla sua esperienza alla guida, suggerisce un quadro di una situazione potenzialmente pericolosa, esacerbata da fattori indipendenti dalla responsabilità del dirigente Anas.

La sentenza di assoluzione sottolinea l’importanza di una valutazione complessiva della dinamica dell’incidente, che non può essere ridotta a una singola presunta omissione.

Evidenzia come la responsabilità in un evento tragico come questo sia spesso frutto di una combinazione di elementi, tra cui lo stato del veicolo, il comportamento del conducente e le condizioni ambientali, e come la ricerca di un unico responsabile possa risultare fuorviante e ingiusta.
La vicenda solleva interrogativi sulla complessità della responsabilità in ambito stradale e sull’importanza di un approccio multidisciplinare per la prevenzione degli incidenti.

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