L’autopsia sulla salma di Cinzia Pinna, la 33enne trovata senza vita in un casolare tra Palau e Arzachena, sta svelando dettagli cruciali, in linea con la confessione di Emanuele Ragnedda, l’imprenditore che si è assunto la piena responsabilità del decesso.
La Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) preliminare ha evidenziato una lesione penetrante al viso, precisamente a livello del terzo medio, coerente con un trauma balistico.
La traiettoria inferita, in attesa di un’analisi più approfondita, suggerirebbe un proiettile espulso dal corpo dopo aver attraversato la regione facciale, spiegando la sua assenza durante le perizie iniziali.
Le operazioni medico-legali, condotte dal medico legale Salvatore Lorenzoni con la consulenza di Ernesto D’Aloja, designato dalla difesa, mirano a ricostruire la dinamica del fatto e a confermare la corrispondenza tra le lesioni riscontrate e le dichiarazioni del confesso.
La pistola semiautomatica Glock, legalmente in possesso di Ragnedda per attività sportiva, è stata sequestrata e sarà sottoposta a ulteriori accertamenti balistici per verificarne l’impronta sul proiettile mancato.
Parallelamente, le indagini, condotte dai Carabinieri, si concentrano sulla ricostruzione della catena degli eventi che hanno preceduto e seguito il tragico epilogo.
Ragnedda ha guidato i militari alla localizzazione dei bossoli provenienti dalla sua arma, fornendo indizi sui luoghi in cui aveva tentato di cancellare le tracce del suo gesto.
I segni impressi dai proiettili sui muri del casolare testimoniano la violenza dell’atto e la volontà di eliminare prove.
Le prossime tappe cruciali includono l’autopsia, prevista per giovedì, che offrirà un quadro completo delle cause del decesso e delle lesioni subite, e ulteriori sopralluoghi nella tenuta ConcaEntosa.
L’attenzione degli investigatori è ora rivolta a chiarire il ruolo di eventuali complici nell’occultamento del corpo e nella distruzione di elementi probatori.
Inizialmente sospettato per il possibile coinvolgimento nella scomparsa della vittima, un giovane lombardo di 26 anni non è stato assolto dal fascicolo investigativo, ma la sua posizione sembra distaccata dall’omicidio vero e proprio.
Le sue responsabilità potrebbero essere legate alla sparizione degli effetti personali di Cinzia Pinna, incluso il telefono cellulare, il cui ritrovamento potrebbe sbloccare nuove piste.
Un profilo rilevante nell’ambito delle indagini verte ora su una donna residente ad Arzachena, amica intima e frequentatrice assidua della tenuta di Ragnedda.
Si sospetta che possa aver fornito assistenza all’omicida nella rimozione di tracce ematiche, rilevate dal RIS di Cagliari, e nella soppressione del divano su cui la vittima sarebbe stata spostata.
L’interrogatorio di questa figura, in ragione della sua presunta complicità, si preannuncia determinante per ricostruire l’intera vicenda e accertare la piena responsabilità di tutti i soggetti coinvolti.
La ricerca di eventuali ulteriori indizi balistici e la verifica della corrispondenza tra gli elementi raccolti e le dichiarazioni del confesso rappresentano priorità assolute per gli inquirenti.